Il premier israeliano Netanyahu ha sciolto il Gabinetto di guerra, il gruppo ristretto di ministri che consultava per le operazioni militari. La decisione viene dopo le dimissioni di Benny Gantz e Gadi Eisenkot e dopo il contrasto con l’esercito sulla pausa dai combattimenti per 11 ore al giorno. Netanyahu continuerà a consultare una cerchia ristretta di ministri: Yoav Galant, Ron Dermer e ill capo dell’Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi. Il gabinetto di guerra era stato formato all’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e “faceva parte di un accordo di coalizione con Gantz, su sua richiesta. Dato che Gantz se ne è andato, non c’è più bisogno di un gabinetto”, ha spiegato Netanyahu. Secondo alcuni osservatori la decisione sarebbe anche dovuto alle richieste del ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gabir e di quello delle Finanze Bezalel Smotrich, entrambi leader di destra radicale, di voler entrare nel Gabinetto di guerra. A questo punto Netanyahu, per non trovarsi esposto a richieste estreme avrebbe preferito sciogliere il Gabinetto. Intanto l’alto consigliere presidenziale americano Amos Hochstein è arrivato in Israele per incontri volti a evitare un’ulteriore escalation tra lo Stato ebraico e il Libano, da cui continuano gli attacchi di Hezbollah.
La guerra continua
Gli scontro comunque non si fermano nonostante le dichiarazioni da entrambe le parti. Nella notte di domenica ci sono stati attacchi in tutta la Striscia di Gaza, dalla città settentrionale di Beit Hanoon fino a Rafah, insieme ad attacchi di artiglieria pesante lungo il confine orientale. Un attacco aereo di Israele sul campo profughi di al-Bureij, nel centro della Striscia, ha provocato la morte di 6 palestinesi, tra cui un neonato, e decine di feriti. L’esercito ha confermato che le operazioni proseguono a Rafah e ha reso noto che sono stati uccisi dei “terroristi armanti” e trovate armi nascoste in strutture militari camuffate da edifici civili. Le forze israeliane continuano a demolire le case nella parte orientale di Rafah e vicino al Corridoio Filadelfia.
La popolazione è stremata
E mentre aumentano le proteste in Israele, migliaia di manifestanti hanno dato vita alla “settimana della resistenza”: chiedono la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco. Anche a Gaza “la gente comune è disposta a parlare contro Hamas”; lo scrive il New York Times riportando una serie di testimonianze raccolte tra i cittadini della Striscia. La popolazione civile è stremata, evidenzia il giornale, e “molti incolpano la fazione armata palestinese di aver iniziato la guerra” e di portarla avanti per mantenere il potere e raggiungere i propri obiettivi, incurante del costo umano. Quando i miliziani palestinesi hanno attaccato Israele, la maggior parte degli abitanti di Gaza ha sostenuto quella “forma di resistenza”, ha riferito un avvocato di Gaza, che ha chiesto di restare anonimo. “Ma ciò che non sosteniamo è che continuino con questa guerra quando non hanno raggiunto nessuno degli obiettivi che si erano prefissati. Questa non è resistenza, è follia”.