giovedì, 26 Dicembre, 2024
Società

Calo demografico. Cgia: 3 milioni di lavoratori in meno entro il 2034

Le previsioni demografiche per l’Italia nei prossimi dieci anni evidenziano uno scenario preoccupante: una diminuzione significativa della popolazione in età lavorativa, con conseguenze che si rifletteranno su diversi aspetti della società e dell’economia nazionale. E difatti secondo le proiezioni dell’Istituto nazionale di statistica, entro il 2034 il numero di persone in età lavorativa (15-64 anni) si ridurrà di circa 3 milioni di unità, corrispondente a una percentuale dell’8,1% rispetto al 2024. Le cause di questo calo demografico sono da ricercare principalmente nell’invecchiamento della popolazione. Con una diminuzione della natalità e un numero crescente di persone anziane, il tessuto sociale ed economico del Paese subirà profondi cambiamenti. L’Ufficio studi della Cgia ha analizzato le previsioni demografiche e ha evidenziato che, su 107 province monitorate, solo Prato vedrà un aumento assoluto della popolazione in età lavorativa nei prossimi dieci anni. Tutte le altre province, invece, registreranno un saldo negativo, con numeri che evidenziano un trend di declino diffuso su tutto il territorio nazionale.

Regioni, male il Sud

In particolare, molte regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, si troveranno ad affrontare un vero e proprio spopolamento, con conseguente riduzione del numero di potenziali lavoratori disponibili sul mercato. Lo scenario più critico interesserà la Basilicata che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 14,6 per cento (-49.466 persone). Seguono la Sardegna con il -14,2 per cento (-110.999), la Sicilia con il -12,8 per cento (-392.873), la Calabria con il -12,7 per cento (-147.979) e il Molise con il -12,7 per cento (-22.980). Per contro, le regioni meno interessate da questo fenomeno saranno la Lombardia con il -3,4 per cento (-218.678), il Trentino Alto Adige con il -3,1 per cento (-21.368) e, infine, l’Emilia Romagna con il -2,6 per cento (-71.665).

La crisi geopolitica

A questa sfida demografica si aggiungono altri fattori, come l’instabilità geopolitica, la transizione energetica e digitale. Si tratta di elementi che mettono ulteriormente sotto pressione le imprese italiane, che si trovano ad affrontare la difficoltà di trovare giovani lavoratori qualificati da inserire nei propri organici. Questo problema, già percepito oggi, diventerà ancora più critico nei prossimi decenni.

Le conseguenze di questa tendenza demografica saranno tangibili su diversi settori economici. Le micro e piccole imprese, soprattutto nel Sud Italia, saranno particolarmente colpite dalla difficoltà di reperire personale qualificato. A differenza delle grandi imprese, che possono offrire stipendi più alti e migliori benefit, le realtà più piccole rischiano di dover ridimensionare i propri organici.

Settori a rischio

Inoltre, con una popolazione sempre più anziana, settori come l’immobiliare, i trasporti, la moda e l’ospitalità potrebbero subire una contrazione strutturale del Pil. Al contrario, le banche potrebbero beneficiare di una maggiore propensione al risparmio da parte delle persone anziane. Un elemento interessante emerso dalle previsioni è la correlazione tra la presenza di immigrati e la presenza di giovani. Le province con un alto tasso di popolazione straniera residente mostrano una maggiore resilienza al calo demografico, con Milano, Bologna e Prato come esempi significativi di questa tendenza.

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