mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Esteri

Mosca: terroristi addestrati da Kyiv, Usa e Uk. Lukaschenko: fuggivano a Minsk non in Ucraina

Zelensky rimuove il capo del Consiglio di sicurezza Danilov

“Le prime informazioni ricevute dalle persone detenute in merito all’attentato terroristico” avvenuto a Mosca “confermano la traccia ucraina”. Di più. L’attentato è stato preparato da “fondamentalisti islamici”, ma è stato “permesso da servizi segreti occidentali”, oltre che da quelli ucraini, “collegati direttamente” all’episodio: lo ha detto Aleksandr Bortnikov, direttore dell’agenzia di intelligence russa Federalnaja Sluzhba Bezopasnosti (Fsb). Un atto di accusa diretto che ha messo in subbuglio gli angloamericani e gli europei che si sono affrettati a replicare: “ipotesi ridicole” dice una fonte diplomatica della Nato, non meglio precisata, all’agenzia italiana Ansa: “non è stata presentata alcuna prova: si tratta di un altro esempio della disinformazione del Cremlino.” Da Mosca la controreplica: “Kiev ha addestrato i responsabili in Medio Oriente” e si parla anche di “coinvolgimento” di Stati Uniti e Regno Unito. La Russia, dice il servizio segreto di Mosca, risponderà con “misure di rappresaglia.” A questo proposito va anche registrata la dichiarazione del portavoce del Presidente, Dmitry Peskov che dice: “è ancora presto per parlare di quale sarà la reazione della Russia se sarà provata la partecipazione dell’Ucraina nell’attacco di venerdì al Crocus City Hall di Mosca. “Un’inchiesta è in corso, non sarebbe corretto fare speculazioni ipotetiche in questo momento”.

Lukashenko smentisce Putin?

Insomma la guerra non è più solo tra eserciti sul campo, ma anche tra ingegneri elettronici che si occupano di intelligenza artificiale e anche terroristi mercenari che viaggiano liberamente per il mondo. Non solo. Botkinov ha sostenuto che l’Ucraina si preparava ad accogliere “come eroi” i terroristi che hanno compiuto l’attacco. Secondo i servizi di sicurezza interni, lo Sbu, l’intelligente militare ucraina, deve essere considerata come una organizzazione terroristica, e il direttore del Gur, Kyrylo Budanov, deve essere considerato come un bersaglio delle forze russe “come chiunque commette crimini contro la Russia”. Anche Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo, tornato ad affermare con granitica certezza: “Dietro l’attacco terroristico al Crocus City Hall di Mosca c’è l’Ucraina”. Tutti confermano la prima ipotesi fatta dal Presidente Putin che aveva letto la fuga dei terroristi verso il confine ucraina come un’ammissione un coinvolgimento esplicito del paese in guerra. Questo anche se il Presidente bielorusso Alexsander Lukashenko ha affermato che i terroristi in un primo momento avevano tentato di fuggire in Bielorussia. Infine, ieri, la Corte di Mosca ha tramutato in arresto il fermo di un ottavo sospetto nell’attacco. Si tratta di Alisher Kasimov, originario del Kirghizistan ma cittadino russo. L’uomo è accusato di avere affittato un appartamento ai presunti terroristi, ma lui si è discolpato dicendo di averlo fatto senza sapere di chi si trattasse.

Zelensky rimuove Danilov

Da Kiev continuano le smentite: “dopo la menzogna di Putin, le menzogne vengono ufficialmente diffuse da Patrushev e poi dal capo dell’Fsb Bortnikov” dice il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. Intanto la Corte Basmanny di Mosca ha emesso un ordine d’arresto con l’accusa di terrorismo nei confronti del capo dei servizi segreti ucraini (Sbu), Vasily Malyuk, ma il provvedimento non è legato all’inchiesta sulla strage al Crocus City Hall, di cui si occupa la stessa Corte. Infine il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rimosso Oleksiy Danilov dalla carica di Segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale, diventerà ambasciatore in Norvegia, sostituendolo con l’attuale capo dei servizi segreti esteri Oleksandr Lytvynenko. Mentre la Francia ha reso noto che consegnerà presto 78 obici Caesar all’Ucraina e aumenterà la sua fornitura di proiettili e la Nato sta valutando la possibilità di abbattere i missili russi che si avvicinano troppo ai propri confini, particolarmente a quelli polacchi.

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