A seguito della recente rivendicazione della Libia di una zona contigua pari a circa 24 miglia nautiche nel Golfo della Sirte la Grecia ha chiesto l’intervento delle Nazioni Unite. La Grecia ha costantemente contestato la rivendicazione della Libia sul Golfo della Sirte dal 1974. Il rappresentante greco alle Nazioni Unite, Evangelos Sekeris, ha espresso preoccupazione al segretario generale, Antonio Guterres, e ha sostenuto che la decisione della Libia viola il diritto internazionale. Il limite orientale della pretesa zona contigua della Libia è stato determinato dall’accordo del 2019 sui confini marittimi Turchia-Libia. La Grecia ha respinto con forza questo accordo di demarcazione, considerandolo nullo e una palese violazione delle norme fondamentali del diritto internazionale del mare. Tuttavia, la Grecia ha dichiarato il proprio impegno a risolvere i problemi nel Mediterraneo orientale in modo pacifico, in buona fede e nel rispetto del diritto marittimo. Ha citato come esempi le risoluzioni riuscite con l’Italia e l’Egitto.
Gli accordi tra Libia e Turchia
Le tensioni sono aumentate dopo che la Libia e la Turchia hanno firmato una serie di accordi economici, che includevano potenziali esplorazioni energetiche nelle aree marittime. Nel 2022 la Turchia e la Libia avevano protestato contro le indagini sismiche e le trivellazioni che la Grecia avrebbe dovuto effettuare, a sud di Creta. Tripoli aveva denunciato le decisioni greche come “atti irresponsabili” nel Mediterraneo. Il ministero degli Esteri libico ha affermato che il governo greco ha stipulato un contratto con alcune compagnie internazionali per condurre esplorazioni di gas e petrolio nei confini marittimi libico-greci contesi, in particolare a sud e sud-ovest di Creta.