Nella terza giornata di Davos si è continuato a parlare di guerre e crisi internazionali, ma il focus si è spostato sull’Intelligenza artificiale con un panel di tutto rispetto. E’ arrivato in Svizzera Sam Altman che ha parlato della vicenda del suo licenziamento da parte di OpenAI e successivo ritorno sotto l’ala protettiva di Microsoft: una specie di telenovela contemporanea. L’ha raccontata simpaticamente: “a un certo punto devi ridere – ha detto – diventa così ridicolo. Una cosa importante è che con l’avvicinarsi al mondo di un’intelligenza artificiale molto potente lo stress, la tensione salgono enormemente. E’ veramente stressante e deve esserlo, perché sei responsabile per una grande posta in gioco. E con l’avvicinarsi di un’intelligenza artificiale molto potente vedremo altre cose strane e delle tensioni. La cosa migliore che ho imparato da questa vicenda riguarda la forza della nostra squadra. Abbiamo costruito tutti insieme un’organizzazione davvero efficiente e coesa.”
OpenAI e New York Times
Insomma dice e non dice Altman su come sono andate veramente le cose, ma poi, a un certo punto del colloquio con Fareed Zakaria, ammette che “la tecnologia è molto, molto potente e non sappiamo cosa può succedere. Può andare in modo molto sbagliato. Ma possiamo prendere precauzioni per renderla sicura.” E sui rischi e connessi dell’AI si arriva anche alla megaquerela del New York Times riguardo la proprietà intellettuale per l’addestramento di ChatGpt. “Con il New York Times – ha risposto Altman – siamo in costruttivi negoziati, siamo aperti ad allenare i nostri modelli algoritmici sui dati del New York Times, ma non è prioritario per noi. Siamo pronti a pagare per le informazioni. Siamo pronti a pagare per usare i testi che allenano i nostri modelli algoritmici.” Altman fa capire che il mondo stramiliardario dell’Intelligenza artificiale è disposto a tutto e le precauzioni non arriveranno dall’interno.
Nuova legislazione
Servono leggi e anche tempestive. Il ceo di OpenAI intanto lancia avvertimenti: “è giusto che le persone abbiano paura di questa tecnologia, questo ci aiuta. Possiamo tirare lezioni dal passato su come si rendono sicure le tecnologie. Ho molta empatia per il nervosismo che c’è nella società verso aziende come la nostra, ci aiuta a individuare le soglie di sicurezza. Non avere cautela e non avvertire la gravità della posta in gioco sarebbe sbagliato. Ma possiamo mettere i limiti nelle mani delle persone giuste e renderle sicure.”
Pfizer: AI e farmaci
A Davos anche il ceo di Pfizer, Albert Boula, altra azienda ascesa agli onori delle cronache durante la pandemia. “La rivoluzione tecnologica sta trasformando quello che facciamo – ha spiegato Boula -. Non ci sono solo passi avanti in biologia ma anche in tecnologia, abbiamo un rinascimento nelle scienze della vita per la collisione di queste due rivoluzioni. Usiamo molto l’intelligenza artificiale, accorcia moltissimo i tempi della ricerca per lo sviluppo dei farmaci. Ci aiuta a disegnare le molecole di maggiore successo per uso nei farmaci, abbiamo salvato milioni di vite grazie a questo.”
L’abbraccio con Lagarde
Marc Benioff, fondatore e ceo di Salesforce, rincara la dose e riguardo i social, è stato diretto: “se uno guarda ai social media negli ultimi dieci anni sono stati, un merdaio. Non credo che qualcuno possa volere che il nostro rapporto con l’intelligenza artificiale sia simile nei prossimi dieci anni. Ci vuole una buona cooperazione con tutti gli attori coinvolti.” E poi ha aggiunto, sempre riguardo all’Intelligenza artificiale: “per aver più fiducia ci rivolgiamo perciò ai regolatori, auspichiamo una buona e sana partnership con i regolatori. Non vogliamo una replica di quello che è successo con il far west dei social media. L’AI non è al punto di sostituire le persone, ma di “aumentare” le loro capacità, ad esempio, leggendo una radiografia per un medico. Vogliamo lavorare insieme ai regolatori.” Per questo, forse, può avere un senso, alla fine, l’abbraccio tra la presidente della Bce, Christine Lagarde, che ha seguito la tavola rotonda in prima fila, e Sam Altman.