Il 2024 si prospetta come un anno di elezioni cruciali in tutto il mondo, e non solo negli Stati Uniti. A Taiwan, l’isola contestata da Pechino, nota per essersi affermata come una delle democrazie più forti dell’Asia, sabato si eleggerà il nuovo presidente destinato a succedere a Tsai Ing-wen. In un clima di crescente tensione geopolitica, la Cina rappresenta una delle sfide centrali per i tre candidati alla presidenza, vista la sempre più aggressiva politica di Pechino nei confronti di Taiwan. Il limite di due mandati presidenziali vigente sull’isola aggiunge un elemento di suspense a queste elezioni, con il candidato prescelto chiamato a gestire la complessa relazione tra Taiwan, gli Stati Uniti, suo principale sostenitore internazionale, e la Cina, il suo principale partner commerciale. Wen-Ti Sung, membro non residente del Consiglio Atlantico con sede a Taipei, ha sottolineato l’importanza cruciale di queste elezioni per Taiwan, definendole “l’opportunità di bilanciare la propria posizione” in un contesto geopolitico in evoluzione. “Avendo relazioni forti e stretti legami con entrambe le parti, l’isola è davvero stretta nel mezzo”, ha dichiarato Sung.
Idee distanti
La storia di Taiwan è stata segnata dalla rivendicazione di Pechino sulla sua sovranità sin dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, a seguito della guerra civile. Il Partito Comunista al potere ha costantemente cercato di assimilare Taiwan, mentre gli Stati Uniti, nell’ambito della politica di “una sola Cina”, riconoscono Pechino come l’unico governo legittimo del Paese, mantenendo tuttavia relazioni non ufficiali con Taipei e fornendole supporto in termini di armamenti difensivi. La maggior parte dei 24 milioni di abitanti di Taiwan si esprime a favore dello status quo, evitando sia una dichiarazione formale di indipendenza che un’adesione alla Cina. Questa posizione delicata è un terreno fertile per le tensioni tra Stati Uniti e Cina, le due principali economie mondiali. Nonostante gli Stati Uniti abbiano dichiarato di non avere un candidato preferito in queste elezioni, la Cina ha ammonito contro qualsiasi interferenza esterna, definendo la questione taiwanese come un “affare interno”. La pressione cinese su Taiwan è evidente anche sul fronte militare. Il ministero della Difesa dell’isola ha segnalato un aumento della presenza militare cinese, con 10 aerei e quattro navi rilevati nelle 24 ore precedenti alle elezioni. Palloni aerostatici provenienti da Pechino sono stati segnalati nel periodo recente nello Stretto di Taiwan, rafforzando ulteriormente la tensione nella regione.