Il tema della qualità della classe politica va ben oltre le vicende di cronaca che troppo spesso ci propinano performance non proprio entusiasmanti da parte di eletti dal popolo. Comportamenti poco commendevoli si aggiungono a livelli mediocri di attività politica e parlamentare. Non bisogna fare di ogni erba un fascio ovviamente né cadere nell’antipolitica. Tutt’altro.
Esistono politici di qualità, molti dei quali provengono da esperienze maturate quando c’erano i vecchi partiti organizzati che selezionavano e formavano coloro che volevano intraprendere la complessa strada per diventare servitori dello Stato e del popolo.
Quei partiti sono stati spazzati via dal furore iconoclastico che all’inizio degli anni Novanta massacrò ingiustamente un’intera classe politica mandando al rogo delle macchine organizzative del consenso che avevano assicurato, nonostante molti difetti, una buona tenuta della democrazia.
I leader non bastano
Da allora i partiti sono stati sostituiti dai leader, personalità a loro modo carismatiche, capaci di aggregare simpatie intorno alla loro figura ma incuranti della necessità di strutturare una macchina organizzativa per dialogare stabilmente con i cittadini e far maturare i nuovi esponenti politici. Tutto è stato ridotto all’abilità comunicativa del leader. Questa degenerazione ha colpito anche il partito erede del Pci, che pure era stato risparmiato dallo tsunami del 1990-1994.
I partiti sono diventati sempre più solo comunicazione dimenticando il loro ruolo di formazione per i cittadini e per la classe dirigente politica. Le sezioni sono state chiuse e sono state sostituite da convention spettacolari e presenza ossessiva dei leader in Tv. Poi sono arrivati i social e la “liquidità” degli ex- partiti è aumentata fino a diventare quasi stato gassoso.
Comitati elettorali e tirannia dei social
Si chiamano ancora partiti ma sono comitati elettorali che cercano il dialogo diretto con i cittadini solo quando si vota. Per il resto la comunicazione è a una sola via: un bombardamento di post storie, reel senza un’interazione vera con gli elettori. Il modello vincente è diventato quello degli/delle influencer. Per cui uno può diventare candidato più facilmente se dimostra di avere centinaia di migliaia di follower. Cosa ci sia di democratico in tutto questo qualcuno che non sia Musk, Zuckerberg, Page, Brin o Gates, dovrebbe spiegarcelo.
La Costituzione dimenticata
In realtà la Costituzione dice cose ben diverse all’articolo 49: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Un altro articolo mai attuato, perché non esiste una legge sui partiti e non esistono più neanche i partititi. Poi ci si meraviglia della fluidità incontrollabile dell’elettorato che vaga di qua e i là e sempre più si rifiuta di votare. E ci si meraviglia che assurgano a ruolo di classe dirigente politica personaggi scadenti, da operetta o impresentabili.
Cari leader politici se volete bene al Paese, alla democrazia e anche a voi stessi….tornate a costruire i vostri partiti seriamente altrimenti sarete in balia di umori incontrollabili e di personaggi che farebbero più dignitosamente un altro mestiere.