“Qui a Trieste avremo almeno due, tre settimane di stop: dal 27 dicembre a metà gennaio non avremo navi, che stanno circumnavigando l’Africa. Se la situazione perdura, mi chiedo: una nave che circumnaviga l’Africa che interesse ha a entrare nel Mediterraneo o a raggiungere il Mediterraneo orientale o l’Adriatico? Il West Med si salva, l’East Med andrà servito in transhipping“. Sono parole di Zeno D’Agostino, presidente dell’Espo e del porto di Trieste, preoccupatissimo per la situazione di pericolo che si sta creando con l’estensione del conflitto isarelo-palestinese nel mar Rosso e canale di Suez.
Problema non solo italiano
Lo stop di percorrere quelle rotte da parte di grandi compagnie di navigazione internazionali e il pericolo effettivo di essere colpiti da parte dei ribelli yemeniti favorisce i porti del Nord Europa che accoglieranno le navi che avranno preferito circumnavigare l’Africa. “I porti del Nord Europa – spiega D’Agostino – possono servire i mercati al Centro-Est Europa”. “Le navi – aggiunge D’Agostino – faranno un giro diverso e arriveranno a Trieste con qualche settimana di ritardo e quindi non faremo una prima quindicina di gennaio buona perché non avremo navi portacontainer in porto da lavorare. Non è chiaramente una situazione che interessa solo Trieste – conclude – ma tutti i porti che stanno oltre Suez e perciò è anche una situazione non solo italiana.”
La coalizione occidentale
In questi giorni gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno attivato una coalizione marittima multinazionale, alla quale partecipa anche l’Italia, creata per proteggere i traffici di portacontainer e petroliere non solo nel mar Rosso. Dall’inizio della guerra tra Hamas e Israele navi militari stanno anche pattugliando il Mediterraneo e, appunto, il canale di Suez. I ribelli Houthi hanno reso noto che non attaccheranno indiscriminatamente, ma in modo mirato le navi delle compagnie israeliane, e ogni 12 ore. Gli Houthi in Yemen, definiti “ribelli” perché sostenuti dall’Iran, da dieci anni costituiscono la principale forza militare e istituzionale del Paese arabo: dal 2014 controllano la capitale Sanaa con tutti i ministeri e la Banca centrale, oltre a vaste regioni del centro e del nord. Queste forze agiscono in contrapposizione alle forze yemenite filo-saudite e a quelle sostenute dagli Emirati Arabi Uniti; rivali nelcentro-sud del Paese, incluso lo strategico porto di Aden.
Il mar Rosso ‘vicino’ a Trieste
Solo un mese fa l’Autorità del Porto di Trieste sfornava numeri esaltanti “nonostante lo scenario economico globale.” A due mesi dalla chiusura annuale, l’andamento dei traffici risultava “meno negativo di quanto previsto” a inizio anno: al porto di Trieste, il singolo mese di ottobre in controtendenza offriva, infatti, un quadro positivo se paragonato con lo stesso mese del 2022, sia per i contenitori (+5,31%), sia per il traffico ferroviario (+1,41%). “Ottima la prova per il porto di Monfalcone”. “Stabile il settore cruise”. “Impennata per la movimentazione ferroviaria.” La crisi, scriveva il Presidente D’Agostino, “si sente anche nel nostro settore”, “ma i numeri sono lo specchio delle azioni che portiamo avanti e mettono in luce le buone strategie adottate dall’Autorità nel gestire una sistema portuale e logistico fortemente integrato e dinamico.” Adesso con la crisi innescata dai ribelli yemeniti il contraccolpo si avverte e si avvertirà, anche a Trieste, se non verranno salvaguardate le rotte nel mar Rosso.