domenica, 22 Dicembre, 2024
Società

La società della conoscenza come risorsa e non come soluzione

“Non c’è pensiero che non esplori una possibilità, che non cerchi di definire un orientamento.” Con queste parole il sociologo dell’urbano Henri Lefebvre ci riporta a molteplici riflessioni tratte dalla sua opera Spazio e Politica.  Pagine nelle quali oggi ritroviamo tanta modernità rispetto all’elaborazione del pensare e alla costruzione della società della conoscenza. Quest’ultima è collocata in un’epoca ricca di cambiamenti ma anche “cambiamento di un’epoca” come ama spesso ricordare Papa Francesco. “Crescere nella società” è un’ impegno sociale di sviluppo delicato e complesso, ancorché costruire una nuova società della conoscenza che vada oltre la terza missione del sapere. Uno spazio-tempo superiore alla quarta missione delle istituzioni universitarie e del sapere. Un luogo comunitario educativo dove la missione del sapere diventa il diritto umano alla città della conoscenza.

“L’importanza di temi come l’identità di genere, la sociologia dell’età con le trasformazioni della famiglia, le tecnologie della comunicazione con tutta la fenomenologia legata ai social e al rapporto fra virtuale e reale, la crescita esponenziale delle società multiculturali, è enormemente aumentata” come ha sostenuto la sociologa dell’educazione Laura Ribolzi.  Sono emersi dati dirompenti nella diciassettesima legislatura  dal rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta sulle città e periferie.  A gennaio 2017 in Italia la popolazione residente nelle aree metropolitane italiane ammontava a circa 21 milioni, di cui 12 milioni circa nei comuni appartenenti ai diversi hinterland metropolitani.

“È pensando a questi abitanti delle periferie, è pensando alla segregazione, al loro isolamento, che parlo in un libro di diritto alla città” (Henri Lefebvre). È in questo contesto che è necessario costruire il diritto alla città della conoscenza; entrare nella nuova missione della conoscenza, è connettersi al ruolo educativo dell’ università come risorsa e non come soluzione; è dialogare nella comunità con le parti sociali, la società civile e le istituzioni con uno sguardo sempre teso al rispetto “integrale” dello sviluppo della persona.  Solo così potremmo autenticamente costruire e far crescere una città della conoscenza in una  “civic university” al servizio del bene comune, ispirati dal modello riformista della leadership of place di John Goddard (Professore emerito della Newcastle University).

È il tempo di un piano strategico per il diritto alla costruzione e crescita della società della conoscenza, per ritessere le relazioni tra la persona e la società nella mobilitazione del movimento attivo dei popoli. “Spero che ne emerga la mia convinzione che il legame ineliminabile tra la persona e la società non è di subordinazione, ma di partecipazione critica, e il modo corretto per studiare il tema della costruzione della società, e dell’identità personale, è quello di partire dall’unità profonda e incancellabile della persona umana”. (Luisa Ribolzi). 

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