Se il virus è un nemico comune, bisogna ammettere che ha molti alleati. E sono coloro che ritengono le disposizioni del Governo valide solo per gli altri.
Tutti sappiamo di dover stare a distanza di un metro, di evitare luoghi affollati eppure a tanti “furbi” questo non va proprio giù e continuano, come se nulla fosse a comportarsi come prima.
In questo modo si contribuisce alla diffusione del coronavirus e si rallenta l’azione del Governo per contenere l’epidemia.
È solo superficialità? No. È mancanza di senso civico, irresponsabilità e costituisce pericolo per gli altri oltre che per sé stessi.
Eppure si tratta di regole semplici, di piccoli sacrifici che vengono imposti in una circostanza straordinaria.
La resistenza degli italiani ad uniformarsi alle regole è atavica e la tendenza ad adattarle a seconda delle proprie convenienze è consolidata. Ma non ci si può rassegnare a continuare ad andare avanti così.
Come superare queste pessime abitudini?
Serve una percezione diversa della legalità intesa non come sottomissione passiva a norme astratte e piovute dall’alto ma come accettazione convinta delle regole dello stare insieme.
L’individualismo esasperato e lo scarso senso della comunità sono due caratteristiche del carattere sociale italiano che, fin dalla scuola elementare, bisognerebbe insegnare ad evitare abituando gli studenti a sentirsi parte di una comunità che per funzionare ha bisogno di avere delle regole che tutti devono rispettare e punendo e non premiando coloro che pensano di fare i furbi e contravvengono alle norme.
Le famiglie dovrebbero fare la loro parte e insegnare ai figli a obbedire non solo a quello che dicono mamma e papà ma anche alle disposizioni degli insegnanti e di quanti si occupano di loro.
Ma l’educazione alla legalità ha bisogno di sostanziarsi anche di buone pratiche e di buoni esempi e questi devono venire soprattutto da coloro che rappresentano le istituzioni e da quelli che detengono un potere di fatto nell’orientare i comportamenti dei cittadini: opinion leaders, gente dello spettacolo e dello sport
I testimonial del senso civico non sono tanti.
In queste due settimane abbiamo visto politici continuare a comportarsi come sempre, senza rispettare le disposizioni che sono state date…sempre solo per gli altri: strette di mano, riunioni affollate, aperitivi collettivi, come se niente fosse.
Abbiamo visto studi televisivi pieni di pubblico e ospiti degli show che si comportavano nelle stesse modalità di sempre.
In tivù ci hanno fatto vedere immagini di riunioni alla Presidenza del Consiglio con numerose persone appiccicate le une alle altre. Tutto questo non aiuta a convincere la gente comune a rispettare le regole.
Le vicende di questi giorni servano a diffondere un messaggio chiaro che modifichi la pessima abitudine di invidiare i furbi che eludono o violano le regole e di deridere i fessi che le norme le rispettano.
Sarebbe bello sentire più spesso sulla bocca di tutti la frase: io rispetto le regole e me ne vanto.