I difensori dei diritti civili e LGBTQ hanno intentato, nella giornata di martedì, una causa federale contestando il reato di prostituzione aggravata del Tennessee. Sostengono che tale disciplina deriva dalla decennale paura dell’AIDS e discrimina le persone sieropositive. Dalla denuncia emerge come il Tennessee sia l’unico stato USA a imporre la registrazione a vita come “autore di reati sessuali violenti” a chi viene condannato per aver svolto attività sessuale da portatore di HIV, indipendentemente dal fatto che ne fosse a conoscenza. L’American Civil Liberties Union e il Transgender Law Center hanno presentato ricorso presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Memphis per conto di quattro querelanti e di OUTMemphis, un’organizzazione no-profit che tutela le persone LGBTQ. I gruppi sostengono che l’HIV è una disabilità protetta e che prevedere per le persone affette da HIV sanzioni più severe viola l’Americans with Disabilities Act, così come altre tutele costituzionali.
“Questo statuto prende di mira esclusivamente le persone a causa del loro status di sieropositivo e le mantiene in povertà, comportando allo stesso tempo un beneficio assolutamente nullo per la salute e la sicurezza pubblica – ha affermato Molly Quinn, direttore esecutivo di OUTMemphis -. Lo stigma dell’HIV sta diventando un tema del passato ed è tempo che la legge statale si metta al passo”.
Il governatore Bill Lee, il procuratore generale Jonathan Skrmetti, il direttore del Tennessee Bureau of Investigation David Rausch e il commissario del Dipartimento penitenziario Frank Strada sono imputati nella causa.