I dati sulla “desertificazione” urbana lasciano purtroppo sgomenti: negli ultimi 10 anni sono sparite centomila attività di commercio al dettaglio e oltre sedicimila imprese di commercio ambulante. Così le città impoveriscono, i centri storici una volta punto di riferimento per conviviali, acquisti e, per le città d’arte, luoghi di ammirazione architettoniche e storiche, sono in progressivo decadimento.
On line e imprese straniere
Con l’altra faccia della medaglia che ci dice che nel commercio l’utilizzo del canale online ha avuto una accelerazione dirompente con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48,1miliardi nel 2022. Questo significa che il negozio fisico ha perso miliardi e milioni di clienti, nel contempo deve fare i conti con i costi delle locazioni, delle spese energetiche e del personale. A questo si aggiunge la massiccia presenza straniera nel commercio nelle città, sia come numero di imprese con più 44mila nuovi punti vendita sia come occupati con più 107mila unità. Al contrario si riducono a vista d’occhio le attività e gli occupati italiani, con meno 138mila esercizi e meno 148mila dipendenti.
Una caduta da fermare
Si tratta di saracinesche abbassate di negozi di moda, di librerie, di giocattoli, di ferramenta, che chiudono senza poter avere la possibilità riaprire. Mentre aumentano nei centri storici le farmacie, i negozi di telefonia, e una moltitudine di bar. Un cambio di prospettiva drammatico se la si osserva nella sua dimensione sociale ed economica. Significa un crollo della nostra piccola ma favolosa imprenditoria, significa meno lavoratori stabili che avevano acquisito una particolare professionalità nella esperienza di lavoro in città e in quei paesi che vivono di turismo e relazioni commerciali che, per essere competitivi, devono avere un appeal internazionale.
Vetrine spente, marciapiedi vuoti
La desertificazione commerciale significa crisi della sicurezza perché dove non ci sono marciapiedi con persone che vivono la città, dove non ci sono vetrine illuminate, dove non si creano quei circuiti virtuosi di relazioni sociali, arriva il buio, il vuoto, la carenza di servizi, di vivibilità e, soprattutto, di sicurezza. Si moltiplicano i casi di cronaca di violenze e tentate violenze accadute in aree urbane. Siamo di fronte alla crisi di quella Italia del “life style” che tanta fortuna e ammirazione, ad iniziare dalla moda, al design, all’enogastronomia, ancora suscita nel mondo. In questo contesto di difficoltà, nella edizione odierna de la Discussione riferiamo dei nuovi dati allarmanti della Confesercenti sulle mancate aperture di nuovi negozi, e di come nel settore dell’artigianato la Cna rivendica per le piccole imprese un ruolo da protagoniste nella transizione Green.
Made in Italy e Pnrr, l’impegno dei ministri Urso e Fitto
Il Governo ha previsto più di un progetto a sostegno delle attività commerciali e per le piccole e micro imprese. La politica e le istituzioni possono essere affianco alle Associazioni di categoria, ascoltare le loro proposte e idee innovative. È necessario dare un sostegno concreto ai sindaci e alle istituzioni locali. È un obbligo realizzare progetti e ridare qualità e vitalità ai centri storici. Un aiuto verrà dal ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso che per contrastare le chiusure dei negozi ha annunciato prossime “misure di carattere strutturale”, e con lui il ministro per le politiche Europee, Raffaele Fitto, che libererà tutte le risorse contenute nel Piano nazionale di ripresa per la rigenerazione urbana.
Conoscere le possibilità
Un unico problema riguarda la volontà degli imprenditori a raccogliere le forze e la concentrazione, per partecipare alla sfida di crescita del Pnrr. Ad oggi, solo il 2% delle aziende italiane ha già presentato una domanda di partecipazione ai bandi. Eppure, 2 imprese su 3 sarebbero interessate a farlo e il 22% del totale ha già identificato le gare di interesse. Noi aggiungiamo che serve più informazione sul Pnrr, su tutte le opportunità che ci sono da cogliere. Diventano indispensabili anche azioni di tutor per le piccole imprese. Serve una svolta di crescita e di conoscenza, che ci auguriamo siano entrambe presto realizzare.