Sikh canadesi hanno organizzato, nella giornata di lunedì, piccole proteste davanti alle missioni diplomatiche dell’India. Questo, una settimana dopo che il primo ministro Justin Trudeau aveva ipotizzato l’esistenza di un collegamento tra Nuova Delhi e l’omicidio di un sostenitore separatista sikh nella Columbia Britannica. Una settimana fa, Trudeau si era presentato in parlamento per affermare che le agenzie di intelligence nazionali stavano attivamente perseguendo accuse credibili che legavano gli agenti di Nuova Delhi all’omicidio del cittadino canadese quarantacinquenne Hardeep Singh Nijjar. Circa 100 manifestanti a Toronto hanno bruciato una bandiera indiana e hanno colpito con una scarpa una sagoma di cartone del primo ministro indiano Narendra Modi. Altri 200 manifestanti si sono radunati davanti al consolato di Vancouver. A Ottawa, un gruppo di quasi 100 persone si è radunata davanti all’ufficio dell’Alto Commissario indiano nella capitale. Ha sventolato bandiere gialle contrassegnate con la parola “Khalistan”, un riferimento al loro sostegno per rendere la regione indiana del Punjab uno stato indipendente per i sikh, una causa per la quale Nijjar ha combattuto. “Siamo davvero grati a Justin Trudeau. Nulla verrà lasciato di intentato e andremo a fondo di questo atto codardo – ha detto la manifestante Reshma Singh Bolinas a Ottawa -. Il Canada dovrebbe fare pressione sull’India affinché fermi l’uccisione di persone innocenti in futuro”. Il Canada ospita circa 770.000 sikh, la più alta popolazione al di fuori del loro stato d’origine, il Punjab, e negli ultimi anni ci sono state molte manifestazioni che hanno infastidito l’India. Quest’ultima ha definito “assurde” le accuse di Trudeau. La scorsa settimana ha avvertito i viaggiatori che in Canada stavano aumentando “attività anti-India”, esortando alla “massima cautela”, senza, tuttavia, fornire prove o dettagli di incidenti specifici.