Le notizie riguardanti lo stato di salute dell’economia italiana comunicate ieri dall’Istat e dalla Banca d’Italia hanno confermato un momento non facile. Se da un lato l’inflazione a luglio è continuata a scendere con la conseguente frenata del carrello della spesa, dall’altro bisogna tener presente della flessione del commercio estero nello stesso mese e il debito pubblico che ha fatto registrare un nuovo record.
Secondo i dati dell’Istituto di statistica, ad agosto l’inflazione ha proseguito nella sua fase di rallentamento, scendendo al 5,4% su base annua dal 5,9% di luglio. Una decelerazione, questa, dovuta a diversi fattori, tra i quali il calo dei prezzi dei beni energetici, l’evoluzione favorevole dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e il rallentamento dei prezzi dei beni alimentari.
In calo, anche se rimangono elevati, i prezzi del carrello della spesa: i costi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un ulteriore rallentamento in termini tendenziali (da +10,2% a +9,4%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto subiscono un’accelerazione (da +5,5% a +6,9%).
Ma per l’Unione nazionale consumatori, il calo dell’inflazione è una goccia nel mare: “Per una coppia con due figli, la famiglia tradizionale di una volta, l’inflazione a +5,4% significa un aumento del costo della vita pari a 1506 euro su base annua. Di questi ben 761 euro servono solo per far fronte ai rialzi del 9,9% dei prodotti alimentari e bevande analcoliche, 800 euro per il carrello della spesa a +9,4%”, le parole del Presidente Massimiliano Dona. Per il Codacons il tasso di inflazione al 5,4% si traduce in una maggiore spesa annua pari a +1.579 euro per la famiglia ‘tipo, “che sale a +2.046 euro annui per un nucleo con due figli. Ciò che preoccupa di più, tuttavia, è la crescita ancora sostenuta del carrello della spesa (che ad agosto si attesta a +9,4%) ma soprattutto degli alimentari, i cui listini salgono in media del +9,9%”.
Finanze pubbliche negative
Se i numeri comunicati dall’Istat in merito all’inflazione sono da considerare positivamente, non si può dire lo stesso di quelli divulgati dalla Banca d’Italia in merito al debito pubblico italiano, che ha raggiunto un nuovo record a luglio, attestandosi a 2.858,6 miliardi di euro. L’aumento di 10,4 miliardi rispetto al mese precedente è dovuto principalmente al saldo negativo delle finanze pubbliche, che è stato registrato nel secondo trimestre del 2023. Il debito pubblico è pari al 151,3% del PIL, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente.
Export in difficoltà
Non fanno di certo sorridere i dati dell’Istat sul commercio estero italiano che a luglio ha registrato una flessione, con un calo dell’export del 1,8%, dovuto al calo delle vendite verso entrambe le aree, Ue (-1,5%) ed extra-Ue (-2,2%), e delle importazioni del 4,7%. Nel trimestre maggio-luglio 2023, l’export ha registrato una flessione del 2,5%, mentre le importazioni hanno registrato una flessione del 4,1%.
Grosseto e Potenza agli antipodi
Tornando al tema dell’inflazione, da uno studio dell’Unione nazionale consumatori è venuto fuori che è Grosseto la città che ha fatto registrare il maggior rincaro medio annuo per famiglia (1.623 euro). Al secondo posto Milano (1575 euro) e poi Lodi (1.574 euro). Potenza invece ha fatto registrare il minore aumento (671 euro). In generale, sono Liguria e Lombardia le regioni con il più alto costo della vita, la Basilicata la meno colpita.