Il Mezzogiorno resiste e nonostante la stima di crescita sia leggermente inferiore a quella nazionale (1,1% rispetto a 1,2%) “fattori di resilienza” si vedono, in particolare, nel turismo, nell’export del Made in Italy e nelle capacità industriali “delle forze endogene del Sud.” E’ il messaggio scritto nell’ultimo numero del “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” pubblicato dal Centro studi Smr-Intesa Sanpaolo, frutto di un’indagine che restituisce un Sud Italia “in cui la voglia di investire, la presenza di realtà innovative e le prospettive di crescita, evidenziano numeri inattesi e forniscono spunti di riflessione e di policy per la crescita del Paese.” Percorso futuro di crescita legato a doppio filo alla capacità di utilizzare le risorse disponibili che sono stimate in oltre 200 miliardi di euro fino al 2030.
Bene le industrie innovative
Aumenta l’occupazione: a fine 2022 nel Mezzogiorno si contano più di sei milioni di occupati, oltre un quarto dell’Italia, con una crescita in linea col dato nazionale (+2,5%, contro +2,4%). Si rafforza il tessuto imprenditoriale: nonostante un calo generale delle imprese, cresce il numero delle società di capitali con un +2,9% al primo semestre 2023 rispetto al dato 2022 (+2,2% in Italia). Inoltre, sono attive oltre 160 mila imprese giovanili, quasi il 40% del dato nazionale, con un tasso di imprenditorialità giovanile più alto di quello medio nazionale (9,4% contro 8,1%). Cresce anche l’export: al primo trimestre 2023, si registra un +10%, in linea con il dato nazionale. Al Sud si contano anche 15.656 imprese innovative (18,4% del Paese) con un accorciamento delle distanze rispetto alle altre aree: negli ultimi sei anni disponibili, sono cresciute del 51,5% a fronte del +25% a livello nazionale.
Mare, “green” e turismo
“Le competenze presenti, unite alle connessioni fisiche e digitali che l’area mostra e alla competitività del suo sistema imprenditoriale”, si evidenzia nel report, “possono dar vita a un nuovo percorso di crescita per ridisegnare gli storici equilibri che vedono il Sud come l’area dei “gap”. Le forze endogene del territorio sono il punto di partenza: Mare, Energia, Turismo, Ambiente.” I porti, la logistica e lo shipping sono indicati come “gli elementi che muovono l’economia del mare e che possono favorire la competitività del Paese”.
Le otto Zes
Grandi sono le potenzialità logistiche del Sud: i porti meridionali servono il 46% del traffico merci nazionale, pari a 226 milioni di tonnellate al 2022 (+1%; in Italia +1,9%). Al Sud sono, inoltre, presenti otto ZES per le quali il Pnrr ha previsto 630 milioni di investimenti; le prime stime (a marzo 2023) mostrano un dato pari a 240 domande di investimento e 55 autorizzazioni uniche rilasciate dai Commissari di Governo.
Mezzogiorno area strategica
Dal punto di vista dell’energia il Mezzogiorno si conferma un’area strategica dal rilevante potenziale di generazione elettrica da fonti green. Nel Sud si produce, infatti, oltre il 39% del totale dei GWh generati da fonti rinnovabili in Italia. Guardando al settore del turismo, il Mezzogiorno ha rappresentato nel 2022 circa il 20% dei flussi turistici nazionali con oltre 21,8 milioni di arrivi e quasi 80 milioni di presenze ed un recupero del 92% rispetto ai dati pre-pandemici. Particolarmente significativa è stata la crescita della componente straniera con un +130% (in Italia +104,8%).
Attenzione all’ambiente
Rilevante è anche l’aspetto ambientale: cresce la sensibilità per tutto ciò che impatta sull’ambiente e le regioni del Sud, pur se con alcuni ritardi, mostrano attenzione. Si contano, ad esempio, 176 Comuni Rifiuti Free (+11 Comuni nell’ultimo anno) con alcune regioni che duplicano (Sicilia) o triplicano (Sardegna) il loro impegno in tal senso. Futuro digitale e sostenibile Infine, su un campione di 700 imprese manifatturiere intervistate da SRM, nel Sud il 43% dichiara di aver effettuato investimenti nell’ultimo triennio (40% in Italia). Guardando al futuro, cresce la voglia di digitale, 58% le imprese che vi investiranno in confronto al 52% del dato nazionale e c’è forte attenzione per l’innovazione sostenibile (57%; in Italia 51%) e per i rapporti con il mondo della ricerca (54%; in Italia 50%).