Meno rapporti saltuari e più contratti di lavoro stabili. La richiesta arriva da un settore come l’agricoltura dove i rapporti a tempo indeterminato sono dolo il 10% di quelli totali. Un numero basso che oggi non risponde più alla necessità di una agricoltura che è diventata traino dell’economia nazionale.
Stabilizzazione e incentivi
“Occorre stabilizzare i rapporti di lavoro anche nel settore agricolo attraverso appositi strumenti contrattuali e incentivi economici”, sollecita il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti in riferimento alla nota del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali (Mlps), della Banca d’Italia e dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), da cui emerge che nei settori privati extra agricoli è aumentata l’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle attivazioni nette.
Solo il 10% ha un contratto
C’è una necessità di fondo, che le politiche agricole vanno incentivate partendo dal lavoro stabile. “Pur essendo la gran parte della attività agricole di tipo stagionale, è indubbio infatti che la percentuale di forza lavoro a tempo indeterminato – che oggi si attesta intorno al 10% – potrebbe essere migliorata”, sottolinea la Confagricoltura, “La stabilizzazione comporterebbe vantaggi per il datore di lavoro, che potrebbe contare su personale formato e fidelizzato, e per l’addetto, che migliorerebbe la propria condizione lavorativa, acquisendo maggiore sicurezza”
Vantaggi Inps e meno disoccupati
La crescita delle assunzioni favorisce il gettito Inps e meno spese dell’istituto per la disoccupazione.
“Al contempo”, calcola il presidente di Confagricoltura, “la stabilizzazione potrebbe favorire la contrazione della spesa da parte dell’Inps per la disoccupazione agricola che, come noto, riguarda quasi esclusivamente gli operai agricoli a tempo determinato, e potrebbe contribuire a contenere il deplorevole fenomeno dello sfruttamento e del caporalato, che si verificano quasi esclusivamente nell’ambito dei lavori stagionali”.
Ridurre i costi a chi assume
“Occorre, tuttavia”, a parere della maggiore organizzazione datoriale in agricoltura, “ridurre il costo del lavoro per le aziende agricole e, in particolare, per quelle che assumono a tempo indeterminato o che trasformano in rapporti stabili quelli in essere a tempo determinato”.
La nota del Ministero del Lavoro, riferisce Confagricoltura, evidenzia che, nei mesi di maggio e giugno, l’occupazione agricola ha avuto una contrazione nei territori colpiti da eventi meteorologici estremi, come le alluvioni in Emilia-Romagna, Toscana e Marche.
“Poiché sussiste la preoccupazione che analoga riduzione possa verificarsi a causa delle forti ondate di caldo”, osserva Giansanti, “è indispensabile attivare appositi strumenti di tutela per le aziende e per i lavoratori costretti a sospendere le attività”.
Cassa integrazione caldo
La Confederazione infine a tutela dei lavoratori esposti al sole ha formulato alcune proposte, in sede di conversione in legge del cd. “decreto caldo”, chiedendo la Cassa integrazione agricola (Cisoa) anche per gli operai a tempo determinato e per tutti gli eventi verificatisi a partire dal 1° luglio”.