Nel codice della strada, per esempio, sono indicate le regole di comportamento dei conducenti di veicoli e anche dei pedoni, onde evitare di essere coinvolti in incidenti con le inevitabili conseguenze personali oltre che dei danni ai veicoli coinvolti. E nonostante le regole imposte sono proprio tanti gli incidenti, anche mortali, ormai, giornalmente, su tutte le strade locali e nazionali, specie di notte nelle categorie giovanili, immancabilmente al rientro da divertimenti sfrenati nei vari locali.
Non mancano, addirittura, situazioni paradossali come quelle di entrare in autostrada dal lato dell’uscita, nonostante i relativi segnali di prescrizione e di divieto, ovvero di fare sorpassi azzardati ad alta velocità, persino di notte, in prossimità di curve o di dossi, con poca visibilità e con condizioni atmosferiche avverse.
Sono regole che ha stabilito l’uomo, il legislatore, per convenzione, per la civile convivenza e se non osservate si incorre nelle relative sanzioni di carattere civile, penale e o amministrative. Di recente ne sono state inasprite alcune ed introdotte nuove tipologie di norme e relative fattispecie sanzionatorie.
Con il clima, con la natura, con l’ambiente, il ragionamento è non dissimile. La natura ha le sue regole e tutti quelli che abitano sul Pianeta, normalmente in rapporto di “comodato d’uso gratuito”, hanno il sacrosanto dovere di rispettarle e di prendere, altresì, atto quando, nell’alternarsi delle stagioni e non solo, si verificano degli eventi climatici così detti “estremi”. Ma l’uomo, purtroppo, non ammette eccezioni che possano sconvolgere i suoi programmi e le sue attività dalle quali ne derivano mezzi di sostentamento e di scambio, anche in modo altamente speculativo.
Perciò l’uomo ha l’indole di calcare la mano, forzandone i principi inviolabili, anche semplicemente ricorrendo a coltivazioni intensive delle terre, ma sfruttando in modo scellerato il suolo e il sottosuolo e inquinando cielo, mare e terra. Spesso impedisce all’acqua il suo corso naturale, ne frappone ostacoli e ne trattiene il suo regolare defluire per esigenze o per comodità.
Vorrebbe persino accumularla la dove non è naturale che ristagni, perché si è creato stati di bisogno che, spesso, vanno oltre le effettive esigenze di vita decorosa.
Così quando si verifica l’improvviso temporale nella città di Milano e cade l’albero uccidendo una persona, si attribuisce la colpa ad un evento eccezionale e anche imprevedibile. Molto sicuramente la tragica fine della donna sotto l’albero poteva essere evitata, semplicemente nel rispettare le regole della natura e cioè nel dare a quell’albero di alto fusto adeguato abitat in considerazione delle sue radici e della sua mole e, comunque, lontano da edifici e da strade, anche in rispetto al codice civile il quale, all’articolo 892 e 893 afferma che per gli alberi di alto fusto la distanza del confine e dal limite stradale deve essere di almeno tre metri.
L’uomo ha completamente stravolto tutti gli ecosistemi e pretende di continuare ad adeguarli alla sua irragionevole mente speculativa, anche ricostruendo nuovamente strutture la dove alluvioni, terremoti, valanghe, frane e mareggiate hanno distrutto tutto. Alcuni eventi tragici sono conseguenza della diretta volontà dell’uomo per aver agito con leggerezza e superficialità, dimenticando disastri pregressi.
Come non può essere, ad esempio, di insegnamenti la tragedia di tanti anni fa, quando nella notte del 10 settembre 2000, ha coinvolto il Camping “Le Giare” di Soverato, ove a causa dello straripamento del torrente Beltrame, vi furono ben 13 giovani vite spezzate ed altrettante famiglie che soffrono ancora oggi, specie per la vittima, nella persona di Vinicio Calio’ mai ritrovata?
Quell’episodio sarebbe dovuto rimanere un monito fortissimo per la politica e le Istituzioni a salvaguardia dell’ambiente e del territorio nazionale. La risposta è che si continua a sottrarre terreno alla natura, alterandone il suo ecosistema come nei disastri recenti dell’Emilia Romagna, ove l’uomo, caparbiamente, ha voluto fare quello che la natura dei luoghi non avrebbe accettato.
È triste però non tener conto anche di altre regole della natura come il pericolo insito in alcuni itinerari, così detti turistici, sportivi e culturali che spesso mietono vittime per vari fattori, tra cui inesperienza e sfide estreme tra le quali le improvvise variazioni meteorologiche, specie nelle zone alpine per l’improvviso distacco di masse nevose, nonché come la tragedia annunciata della sedicenne in Val Camonica, ove, in spregio a qualsiasi regola di buon senso, un soggiorno scout , nel cuore della notte, si trasforma in incubo per tutti gli altri, a seguito del cedimento di uno degli alberi sui quali poggiava la tenda. Mai i nostri avi avrebbero fatto scelte così peregrina.
Sono tragedie annunciate che dimostrano come la natura sia imprevedibile, ma le sue regole, molte delle quali studiate sui banchi di scuola e tante altre provenienti da tutti gli insegnamenti di vita diretta o ereditate dai nostri avi, non possono essere disattese.
“Commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico”.