lunedì, 18 Novembre, 2024
Esteri

Il Mar Rosso e la barriera corallina artificiale

Uno studio, effettuato da un team di ricercatori dell’Università di Bologna con l’aiuto dei subacquei “Scuba Tourism for the Environment”, sulla nota nave inabissata nel Mar Rosso, la “SS Thistlegorm”, piroscafo da carico inglese affondato a causa dei bombardamenti il 6 ottobre del 1941, ha rivelato la scoperta di una vera e propria barriera corallina artificiale che accoglie nelle sue multiformi cavità e sporgenze centinaia di varietà di specie di pesci.

Il team che ha realizzato lo studio ha confermato che maggiori informazioni abbiamo sulle barriere artificiali, meglio possiamo proteggere quelle naturali. Non è escluso che nei prossimi anni le barriere coralline artificiali, come quelle naturali, possano essere usate per accrescere la biodiversità marina.

“L’SS Thistlegorm rappresenta un chiaro esempio di come le barriere coralline artificiali siano in grado di sostenere una struttura comunitaria consolidata simile a quelle naturali “, spiegano gli studiosi nella loro pubblicazione sulla rivista “Plos One”.

Quello della Thistlegorm nel Mar Rosso non è il primo caso di nave” occupata” dalla vita marina e di come le barriere coralline artificiali tendono a rispecchiare le grandi scogliere naturali. Durante la verifica delle condizioni del relitto gli studiosi hanno avvistato ben 71 “taxa” (gruppi di animali) presenti in maniera stabile, che includevano specie di Corallo molle (Dendronephthya), Murena gigante (Gymnothorax javanicus), Pesci Scoiattolo (Sargocentron), Pesci Pipistrello (Platax ), la famiglia Carangidae di pesci con pinne raggiate, il Pesce Pagliaccio del Mar Rosso ( Amphiprion bicinctus ), il Pesce Napoleone (Cheilinus undulatus ).

Durante il periodo in cui è stato condotto lo studio, dal 2007 ad oggi, i ricercatori hanno assistito ad una costante crescita nella barriera corallina artificiale degli organismi marini per cui ritengono che le barriere coralline artificiali rappresentino una sorta di protezione per le barriere naturali e le specie che vi albergano riducendo il numero di avventori su di esse.

Inoltre, gli esperti hanno dimostrato che le barriere artificiali presenti sulle navi affondate, come nel caso di SS Thistlegorm che si posò a 25 metri dalla superficie, nascono spontaneamente proprio perché esse si trovano di sovente in acque più profonde e più fredde rispetto alle barriere coralline naturali, in considerazione del continuo cambiamento climatico che influenza gli oceani riscaldandoli.

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