martedì, 17 Dicembre, 2024
Economia

Pensioni, nuovo round il 28 febbraio. Opzione donna e giovani le priorità

Il nuovo confronto tra Governo e parti sociali per la riforma della previdenza si terrà il 28 febbraio. Il ministro del lavoro Marina Elvira Calderone ha annunciato gli obiettivi di una “riforma complessiva” che richiede uno sforzo economico e una sintesi di posizioni che rimangono distanti. “Abbiamo avviato un tavolo di confronto con le parti sociali e cominciato a riflettere sul riordino della materia”, spiega il Ministro, “facendo anche delle valutazioni attuariali, ovvero quei calcoli che stimano l’impatto sulle finanze dello Stato, nel medio-lungo periodo, di una serie di misure”.

La sostenibilità dei conti

Quello dei conti è il nodo principale. La relazione del presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico sullo stato dell’arte dei conti si può sintetizzare in poche cifre. Secondo il rapporto presentato a fine 2021 nel Paese ci sono 16 milioni di pensionati, di cui 8,3 milioni donne e 7,7 uomini, ai quali sono destinati trattamenti per un importo lordo complessivo di 312 miliardi. Da notare inoltre che complessivamente una parte ulteriore di cittadini riceve più di una prestazione (20% degli uomini e 33% delle donne), facendo salire la quota dei trattamenti previdenziali Inps a 20,8 milioni. Una cifra considerevole se posta accanto alla popolazione attiva di 22 milioni di lavoratori.
In altri versi il futuro delle pensioni è ovviamente legato a quello dei lavoratori. Un rapporto che pesa nei calcoli dello Stato e nel progetto di riassetto complessivo del sistema. Un problema che è al centro delle riflessioni del Ministro che sottolinea. “Il nostro obiettivo”, puntualizza Marina Elvira Calderone, “è rendere finanziariamente sostenibili gli interventi che faremo. La spesa pensionistica deve essere monitorata, non possiamo scaricare nuovo debito sulla fiscalità generale né sulle nuove generazioni”.

Donne, giovani e flessibilità

I giovani che hanno carriere di lavoro discontinue, un nuovo cambio di Opzione donna, e la flessibilità in uscita dono i temi al centro del prossimo incontro con Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Il Ministro prevede aperture ma all’intento di un perimetro di sostenibilità dei conti. “Ho compreso la necessità di ampliare la platea delle destinatarie dell’anticipo pensionistico”, evidenzia il ministro che ricorda come sia possibile intervenire di nuovo su Opzione donna, “La revisione della misura contenuta nella manovra 2023 ha bisogno di adeguate coperture finanziarie, che sono allo studio del ministero dell’Economia e per le quali c’è la disponibilità del ministero del Lavoro a contribuire, in parte, con fondi del proprio bilancio”.

Le richieste dei sindacati

Le aspettative dei sindacati, pur con accenti diversi, sono quelle di una riforma che soddisfi più condizioni: uscite anticipate, assegni remunerativi, sostegno ai giovani e alle donne. Per Opzione donna ad esempio i sindacati sollecitano una flessibilità di uscita “a partire da 62 anni e, per le donne che svolgono un lavoro di cura in ambito familiare, va garantito un ulteriore riconoscimento previdenziale”. La definizione di un percorso previdenziale per i giovani che deve per forza di cose collegarsi con il lavoro. Un tema che vede i sindacati proporre soluzioni drastiche. Per il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, “si deve puntare innanzitutto ad allargare la base contributiva attraverso politiche finalizzate alla creazione di nuova occupazione, al contrasto della precarietà e all’aumento dei salari. La strada esattamente opposta a quella intrapresa nell’ultima legge di bilancio, con l’allargamento dei voucher, o all’ipotesi di un’ulteriore deregulation dei contratti a termine”.

Assegni, una buona notizia

A marzo, l’Inps erogherà la rivalutazione e gli arretrati delle pensioni superiori a 2.101,52 euro (quattro volte il minimo), come indicato in una nota dell’Istituto. La rivalutazione rispetto all’inflazione del 100% è stata erogata già da gennaio per le pensioni fino a questa cifra.
L’Inps effettuerà la perequazione in percentuale in base all’importo annuale in pagamento, come previsto dall’art. 1 comma 309 della legge di bilancio. Gli arretrati relativi ai mesi di gennaio e febbraio 2023 saranno inoltre posti in pagamento in marzo.
La rivalutazione sarà pari all’85% del 7,3% per chi ha un reddito tra quattro e cinque volte il minimo, ovvero del 6,205%, mentre sarà solo del 53% dell’inflazione, pari al 3,869%, per chi ha un reddito da pensione tra le cinque e le sei volte il minimo. Le percentuali di rivalutazione diminuiscono all’aumentare dell’importo della pensione fino ad arrivare al 32% di rivalutazione per chi ha assegni superiori a 10 volte il minimo, con un recupero rispetto all’aumento dei prezzi del 2,336%.

Primo marzo gli accrediti

Il pagamento delle pensioni di marzo avverrà – comunica sempre l’Inps – con valuta il 1° marzo, per i pagamenti accreditati presso Poste Italiane, e con valuta 3 marzo per i pagamenti presso gli istituti di credito. La gestione delle pensioni è principalmente affidata a Poste Italiane e coloro che ricevono il pagamento su un conto corrente postale o su un libretto di deposito di Poste dovrebbero ricevere la pensione puntualmente. Tuttavia, coloro che ricevono una pensione inferiore a 999 euro hanno sempre la possibilità di ritirare la pensione in contanti.

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