In Antartide sono state rilevate emissioni di gas serra dal suolo perennemente ghiacciato. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha appena fatto sapere che nelle Dry Valleys, le zone peri-costiere dell’Antartide, la degradazione del permafrost causata dal riscaldamento globale favorisce i fenomeni di degassamento che potrebbero estendersi lungo gli oltre 24.000 chilometri di costa del continente antartico.
È quanto è emerso dallo studio “Antarctic permafrost degassing in Taylor Valley by extensive soil”, condotto nell’ambito del progetto Seneca (Source and impact of greenhouse gasses in Antarctica), finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra) e coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Iingv). La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment.
“La ricerca, che costituisce la prima campagna geochimica estensiva condotta nel continente Antartico, è frutto della collaborazione internazionale tra l’Ingv, il Gns Science (Nuova Zelanda), l’Università di Otago (Nuova Zelanda), l’Università di Oslo (Norvegia), l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Padova e l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag)”, ha sottolineato Fabio Florindo, dirigente di ricerca dell’Ingv.
L’Ingv ricorda che recenti studi condotti nelle regioni polari nell’emisfero nord hanno rivelato che la stabilità del permafrost gioca un importante ruolo nell’attuale ciclo del carbonio, dal momento che può intrappolare considerevoli quantità di gas serra. Attualmente, il fenomeno del riscaldamento globale favorisce il rapido riscaldamento del permafrost artico con il conseguente rilascio di notevoli quantità di gas serra. Tuttavia, nelle regioni antartiche questo fenomeno non era stato ancora sufficientemente studiato e valutato.