La tragedia di Ischia riporta stancamente alla memoria tutte quelle che si susseguono da anni, guarda caso in territori noti per il radicamento delle mafie tradizionali, e fa dire a qualcuno che è colpa dei capricci della natura o della terra. Mi dispiace: non è questa la prospettiva, come peraltro geologi e pedologi competenti e prudenti dicono in maniera più documentata. L’analisi attendibile è quella, ad esempio, di Gian Antonio Stella (Corriere della Sera del 26 novembre), che da anni si occupa con pazienza e autorevolezza di segnalare abusi, sprechi, corruzione nel nostro beneamato paese.
Le colpe non sono solo della politica, che ha in ogni caso tragicamente e trasversalmente, in questi anni, rinunciato ad interventi strutturali e preventivi delle tragedie causate dagli eventi climatici avversi. La natura non è prevedibile: fa il suo mestiere, sia quando il sole splende che quando nevica. L’infiltrazione della criminalità organizzata, della corruzione e del malaffare nel settore edilizio, della proprietà terriera, delle imprese che si occupano di smaltire rifiuti, dei settori collegati alle ricostruzioni post terremoto o post alluvioni, sono invece assolutamente prevedibili ed evitabili. Bisogna far lavorare, finalmente con deciso accanimento persecutorio, la magistratura e le forze dell’ordine contro coloro che stanno continuando a produrre morte e distruzione sulle macerie dei diritti fondamentali alla casa, alla salute, alla vita, al rispetto.
Al di là delle pur dovute inchieste, che devono però concludersi in tempi brevi per non essere vane, bisogna intervenire con provvedimenti d’urgenza e meno garantismo sugli abusi edilizi, su chi li ha realizzatie, soprattutto su chi li ha concessi. Non ci sono solo i governi e la politica locale, ma anche una nutrita minoranza di funzionari corrotti e di cittadini compiacenti. Non ce lo possiamo più permettere, con un codice degli appalti ed un codice antimafia che purtuttavia sono avanzati, ma affidati – nell’attuazione – ad una burocrazia impastata ed asservita.