“Lo stesso sole che apre i cieli/è un mito brillante e muto” scrisse Pessoa “…Il corpo morto di Dio/vivente e nudo”. E per me sta tutta qua la congiunzione materiale e dicotomicamente spirituale tra vita e morte. Nel sole che apre il cielo e al contempo lo squarcia prorompente. Nel Dio morto che pure resta vivo, nella sua rappresentazione fisica del Sole. Allo stesso modo, potrei dire di aver partecipato a funerali che sapevano di vita, perché chi se ne andava – senza usare modesta retorica – era furore di vita in sé; riti funebri che spengono una realtà e non soltanto una persona, perché assistendovi ci si rende conto di assistere ad un tempo che non c’è più: alla morte dell’ultimo rappresentante di un’epoca finita.
IL TERMINE DEL CORPO CHE PORTA CON SE’ IL TEMPO
Alcuni, i più forti, se ne vanno portandosi via un tempo intero: fatto di valori, battaglie, principi come di pietre, di terra, di palazzi antichi, di sapori e odori così prepotenti da inondarci la mente e la carne per tutta l’esistenza, anche dopo la loro dipartita. Pochi giorni fa mi ha travolta un lutto; non certo il primo personale per cui ho sofferto. Eppure è stato l’ultimo degli affetti antichi di bambina: quelli con cui sono cresciuta, nel bene e nel male. Alcune morti, che non includevano affetti famigliari, hanno avuto per me identico valore: quelle di coloro che hanno cambiato la storia del Paese, sacrificando in nome di un principio di giustizia o di carità la propria vita. Hanno avuto un valore spirituale che però non si è mai mischiato con quello carnale. Quello della pelle che si sente dalla nascita.
IL CORPO DELLA MENTE
Ecco perché per Friedrich Nietzsche “Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza”; perché la carne è espressione della mente e dello spirito ad un tempo: è l’insieme più potente dei due opposti che mai gli si contrappone. Tutto ciò che viene dalla carne, ciò che è generato dal corpo, diviene mente e spirito e mai si riduce a semplice materia. Ed è per questo che ciò che è stato, continuerà ad essere nelle menti come pure nei nostri corpi che hanno conosciuto quell’amore viscerale ed autentico che mai si perde: perché impresso prima nella carne e poi nello spirito di chi rimane.