Più vantaggi che svantaggi si ottengono con la telemedicina che resta uno dei pochi esempi concreti del rapporto diretto tra ospedale e territorio. Lo hanno analiticamente dimostrato Gennaro Sosto, direttore generale ASL Salerno e Antonio Lucchetti, direttore Servizi Ispettivi interni ed esterni dell’ASL NA 3 sud, nel dettagliato approfondimento sviluppato nel testo “Total Quality Management nell’accreditamento delle strutture sanitarie e socio-sanitarie: esperienze a confronto” – Cuzzolin Editore, pubblicato qualche settimana fa, nel cui libro vengono raccolti contributi di 29 prestigiosi autori su questioni afferenti alla gestione e organizzazione delle strutture sanitarie, anche alla luce della Missione 6 del PNRR.
“Sulla base delle pregresse esperienze di modelli già in uso, hanno sottolineato Sosto e Lucchetti, abbiamo rappresentato il quadro normativo esistente che tratta della telemedicina, con gli standard e i requisiti definiti, con i suoi limiti e con le necessità di sviluppo. Inoltre abbiamo affrontato le problematiche di certificazione e di sicurezza, l’uso di tecnologia di cui ancora non si fa riferimento negli standard e per ultimo rappresentato l’ultimo modello implementato nell’ASL Napoli 3 Sud.”
A nostro avviso I benefici della telemedicina sul SSN sono notevoli, per un suo rilancio occorrerebbe piuttosto, incrementare la formazione verso i sistemi digitali da parte dei soggetti impegnati alla sua gestione: le diagnosi diventano più tempestive (anche in fase di emergenza), s’incrementa l’efficienza e, quindi, si tagliano i costi.
L’età media della popolazione è in aumento, così come il numero di pazienti affetti da malattie croniche. In questi casi la telemedicina può ridurre significativamente l’accesso a strutture sanitarie già affollate e permettere il monitoraggio rimanendo a casa. I principali benefici della telemedicina sono, in particolare:
- l’abbattimento delle barriere geografiche e temporali, che consentono un’omogenea distribuzione dell’offerta sanitaria sul territorio;
- la fornitura di strumenti che facilino la comunicazione e l’interazione tra i medici, il medico e il paziente;
- il raggiungimento di un più ampio numero di persone, comprese quelle che vivono in zone remote o non dotate di adeguate strutture sanitarie;
- l’assistenza ai malati cronici o agli anziani direttamente a casa;
- lo sveltimento delle procedure burocratico-amministrative;
- l’agevolazione del paziente nella ricerca e il consulto del medico;
- la trasmissione telematica di esami e dati dei pazienti;
- la visualizzazione online degli esami, senza perdita di qualità delle immagini;
- l’eliminazione di lunghe liste d’attesa;
- il risparmio sui costi grazie a un accesso contingentato a strutture già affollate.
Quali sono, invece, le criticità? Innanzitutto, bisogna ricordare che non è possibile fare qualsiasi tipo di visita da remoto. Alcuni tipi di diagnosi richiedono la presenza del medico. Bisogna recarsi presso strutture ospedaliere anche per test imaging e analisi del sangue. Un altro problema è quello relativo alla sicurezza dei dati personali sanitari dei pazienti trasmessi elettronicamente.
Dal momento che non esistono esperienze quantitativamente significative pregresse di utilizzo di tali sistemi, sostengono Sosto e Lucchetti, si sconsiglia, a titolo precauzionale, l’erogazione di prestazioni di telemedicina nelle seguenti situazioni: • pazienti con patologie acute o riacutizzazioni di patologie croniche in atto; • pazienti con patologie croniche e fragilità o con disabilità che rendano imprudente la permanenza a domicilio. Naturalmente, la valutazione finale degli strumenti idonei per il singolo paziente spetta al medico che ne ha la responsabilità.