Le denunce di infortunio nei primi 7 mesi di quest’anno sono aumentate del 41,1%. Un dato che allarma la Uil che sottolinea come i dati diffusi dall’Inail sono più che eloquenti. L’aumento dei casi inoltre rappresenta un record negativo rispetto già alle drammatiche cifre dello scorso anno. “Sebbene il maggior incremento continui a registrarsi per gli infortuni in occasione di lavoro (+43,6%)”, osserva Ivana Veronese, segretario confederale della Uil, “dobbiamo purtroppo constatare un +24% anche nelle denunce per infortunio in itinere”.
I settori più colpiti
Continuiamo a registrare, poi, incrementi preoccupanti nei settori che risultano essere sempre i più colpiti, evidenzia la Uil, come: “la sanità e assistenza sociale (+143,4%), trasporto e magazzinaggio (+137,1%), attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+85,2%) e costruzioni (+22,4%)”. “Osservando i dati sulle denunce di decessi sul lavoro, invece”, commenta l’esponente sindacale, “non deve trarci in inganno la lieve diminuzione registrata nei primi 7 mesi di quest’anno – 569 vs 677 decessi dello stesso periodo dello scorso anno – segno, infatti, della diminuzione dell’effetto Covid-19 sulle denunce”.
I numeri degli infortuni
“Tre morti e più di 2000 infortunati al giorno, questi ultimi spesso con conseguenze gravissime per la loro salute”, sottolinea Ivana Veronese, “e 36.163 denunce di malattie professionali nei primi 7 mesi di quest’anno: sono numeri inaccettabili, che ci lasciano sempre più sconcertati. La Uil, ormai da più di un anno, porta avanti la sua battaglia “Zero morti sul lavoro” che non è solo uno slogan, ma soprattutto un impegno concreto e costante anche ai tavoli di confronto con la controparte datoriale e le Istituzioni”.
Sicurezza tema centrale
La segreteria Confederale evidenzia anche il ruolo delle imprese e delle istituzioni “che chiediamo di porre al centro della loro azione il tema della salute e sicurezza sul lavoro, proseguendo il confronto avviato in questi anni con le Parti Sociali”, conclude Veronese, “su temi non più procrastinabili come quelli della formazione, della qualificazione delle imprese e della messa a punto di una Strategia Nazionale utile all’allineamento del nostro Paese alla normativa europea”.