A causa dei cambiamenti climatici in atto, di cui la siccità e la tragedia della Marmolada è una evidente manifestazione, i Medici per l’Ambiente chiedono di ripensare l’organizzazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 in una dimensione più eco-sostenibile.
“Si può ancora pensare di fare le Olimpiadi mentre i ghiacciai si sciolgono e la neve non cade più, perpetrando gli stessi comportamenti che ci hanno portato a questo disastro?”. Inizia così la nota diffusa oggi alla stampa dall’Associazione Medici per l’Ambiente (Isde Italia), secondo la quale, in vista dell’evento olimpico che avrà luogo tra Lombardia e Veneto, è “indispensabile che gli interventi siano limitati alla manutenzione di infrastrutture esistenti e che nessuna nuova opera sia realizzata, facendo prevalere una prospettiva di ripensamento della fruizione, del valore e della conservazione della montagna”. Questa, continua l’associazione ambientalista apartitica, aconfessionale e senza scopo di lucro, “è la sola condizione che può rendere accettabile la decisione di ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 in un territorio di immenso pregio ecologico, storico e culturale come le Alpi. A questo scopo si rendono necessarie la trasparenza più assoluta e la partecipazione di tutti gli stakeholder e dei cittadini su ogni decisione relativa all’uso del territorio connessa con i programmi Milano-Cortina 2026”.
Per Isde “le Olimpiadi 2026 avranno un impatto negativo sull’evoluzione della crisi climatico-ambientale che si sta manifestando a livello globale e locale con una accelerazione drammatica”, quindi, si evidenzia nella nota, “il buon senso obbliga a un atto di responsabilità e di ripensamento circa la natura del progetto”, perché ” i fenomeni che stiamo osservando hanno una chiara origine antropogenica e mostrano i loro effetti devastanti sulle dinamiche ecologiche e sulla salute umana, sia su scala locale sia su scala planetaria.
La manifestazione più eclatante è stata la disastrosa tragedia della Marmolada, che ha provocato 11 vittime tra morti e dispersi, ma il quadro degli eventi estremi che dobbiamo mettere in conto per il futuro è ancora più grave”. Rilanciando le parole dell’esperto Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, i Medici per l’Ambiente scrivono: “La dura lezione che traiamo dalla Marmolada è dunque che il progredire del riscaldamento globale con condizioni sempre più inedite per l’alta montagna, trasforma anche ghiacciai ritenuti stabili in nuove zone a rischio”. Infine, un accorato appello: “La funzione sociale e ambientale della montagna va salvaguardata con misure di adattamento e con un diverso modo di concepire il turismo, che può e deve essere promosso tramite iniziative prive di impatto ambientale e in grado di garantire l’economia delle aree interne e dei borghi che ospitano un’inestimabile ricchezza storica e culturale. Manca ancora una cultura del rischio, della resilienza e della sostenibilità, malgrado queste parole abbiano congestionato il dibattito politico e le pagine dei giornali di questi ultimi tempi”.