“Superare il trattato di Dublino”. Questo il tema di una interessante Giornata di Studio che si è svolta a Napoli presso la sede dell’Istituto Italiano per gli studi filosofi a Palazzo Serra di Cassano. Promotore della iniziativa l’ex Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, oggi europarlamentare nelle file del Gruppo dell’alleanza progressista Socialisti e democratici.
Tanti i relatori, tra cui gli europarlamentari Giuliano Pisapia e Laura Ferrara, il prefetto Mario Morcone, il magistrato Filippo Spiezia, vicepresidente di Eurojust. E poi il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Carlo Verna, l’avvocato esperto in diritti umani, Hillary Sedu, il vicepresidente della Corte dei Conti, Francesco Fimmanò.
Nella seconda parte della giornata si è svolta poi una tavola rotonda con le testimonianze di alcune positive realtà nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione come l’impresa sociale Less a Napoli e la cooperativa Tertium Millennium della zona del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni , presenti, rispettivamente, con il direttore generale Giulio Riccio e l’animatore e guida spirituale, don Vincenzo Federico.
Gli ospiti italiani e stranieri hanno anche avuto modo di gustare i prodotti di eccellenza della tradizione enogastronomica campana, grazie agli studenti dell’Ipseoa “Duca di Buonvicino”, guidati dalla preside Bruna Musello e dai docenti Felice Franzese, Vincenzo Sapio, Luigi Fiorillo, Salvatore Esposito e Alessandro Lamagna.
Sui temi della giornata abbiamo intervistato il dottor Franco Roberti.
Procuratore Roberti, lei sostiene che sull’immigrazione è ora di voltare pagina. Come deve avvenire questa “rivoluzione copernicana”?
“Si comincia da una gestione sicura e controllata dei flussi migratori verso il continente. Occorre voltare pagina rispetto alla semplicistica e sterile polemica del respingimento e fare in modo, anche con una più oculate responsabile collaborazione dei media, che gli Stati dell’Unione Europea diventino sempre più luoghi di accoglienza e umanità. Del resto è evidente a tutti che l’immigrazione è un fenomeno globale che necessita risposte di lungo respiro, politiche coraggiose, oneste e lungimiranti. L’accoglienza è un dovere comune ma serve un progetto europea per offrire percorsi alternativi, liberandoci dalle nostre paure”.
Lei ha insistito molto sul terreno della sicurezza: in che modo si può conciliare tutto questo con la solidarietà?
“La sicurezza è un diritto fondamentale dei cittadini ma deve essere associata all’inizio di un percorso che conduca verso una regolata integrazione dei migranti in armonia con i nostri valori e il nostro modello di sviluppo. Servono meccanismi condivisi di distribuzione dei migranti nei Paesi della Unione Europa. Ci sono Paesi che rifiutano di partecipare, ma questo comportamento è contrario ai principi di solidarietà su cui è fondata l’Europa, quindi lede l’Unione europea”.
Perché ha pensato di organizzare un ciclo di incontri su questi temi?
“Quello di Napoli è il primo di un ciclo di incontri che intendo promuovere anche nei prossimi anni per avvicinare l’Europa ai cittadini. Sono sempre più convinto che i territori devono trovare in Europa interlocutori capaci di capire a fondo le loro esigenze e articolarle secondo gli standard di efficienza dell’Unione Europea”.