Nasce l’Hub lavoro rifugiati, ideato e realizzato da Afol Metropolitana, uno spazio dedicato ad accompagnare i rifugiati ucraini lungo tutta la filiera di servizi che Afolmet è in grado di erogare per favorirne l’inserimento lavorativo.
La sede prescelta è quella di via Strozzi a Milano, primo vero laboratorio esperienziale, ma altri spazi analoghi potranno essere identificati in ciascuna delle zone omogenee della Città metropolitana di Milano.
L’obiettivo della Città metropolitana e di Afolmet è fare squadra con le realtà del Terzo settore per orientare ai servizi le persone interessate ad un percorso lavorativo e veicolare le opportunità introdotte: da qui, il contatto diretto di Afolmet con i Centri di prima accoglienza è un canale privilegiato per sviluppare un lavoro di rete. Nel territorio della Città metropolitana di Milano c’è, da tempo, una delle comunità ucraine più numerose: già prima dell’esodo determinato dal conflitto, si contavano più di 20mila persone: di queste 8.300 nella sola città di Milano. Si stima che i numeri possano raddoppiare.
L’accoglienza diffusa da parte di privati e famiglie ha permesso di tamponare, almeno in parte, l’emergenza abitativa e di fornire una prima risposta ai bisogni prioritari delle persone in fuga ma, allo stesso tempo, rende più difficile quantificare l’afflusso reale sul nostro territorio e intercettare, tramite i canali più formali, gli eventuali bisogni di integrazione lavorativa.
Una prima analisi ha delineato un’alta presenza di giovani madri e nonni in età da lavoro, con profili medio-alti, una buona capacità digitale e disponibilità all’impegno lavorativo, ma con una limitata padronanza della lingua inglese. Da qui la necessità di un servizio di traduzione o di mediazione culturale. Molti di loro sperano di rientrare in Ucraina, quindi bisognerà privilegiare lavori a termine e di breve durata. I corsi di lingua italiana sono una necessità che accomuna tutti i profili, da affiancare a corsi di formazione specialistici/laboratori finalizzati all’inserimento lavorativo. L’incrocio fra i bisogni e lo scenario occupazionale sarà centrale per limitare la segregazione orizzontale e il riprodursi di stereotipi occupazionali che vedono le donne, nello specifico provenienti da paesi dell’Est, maggiormente occupate nei settori di cura e domestici.
Un’attenzione particolare va posta ai bisogni di conciliazione: le necessità maggiori sono rivolte a bambine e bambini in età non scolare, sotto i 6 anni che non sono rientrati nei circuiti della scuola dell’obbligo
Il servizio si avvarrà dell’esperienza di operatrici ed operatori di politiche attive del lavoro, esperti nella gestione di percorsi migratori e del supporto di mediatrici linguistico culturali al fine di strutturare un percorso articolato. Si comincia con un colloquio di accoglienza, un bilancio di competenze, un colloquio di orientamento per l’individuazione di eventuali esigenze formative integrative, l’accompagnamento alla ricerca attiva del lavoro, con la predisposizione di strumenti di autocandidatura, il supporto per colloqui di selezione, informazioni sui contratti, sulle regole e sugli incentivi all’occupazione, l’attività di incrocio domanda/offerta di lavoro e la consultazione delle offerte di lavoro col supporto alla candidatura. Durante l’impegno delle donne con figli minori nei colloqui, laboratori e iniziative formative è previsto il servizio di baby-sitting e baby parking e un servizio educativo per ragazzi e ragazze dai 10 ai 15 anni.
L’operatrice/operatore di sportello sarà inoltre grado di orientare la persona ad accedere a strumenti e servizi messi a disposizione da enti pubblici e privati volti al sostegno delle persone profughe di guerra. In particolare, per i ragazzi e le ragazze più grandi si progetta di garantire un servizio di orientamento alle opportunità offerte dal sistema IeFP (istruzione e formazione professionale) e agli altri servizi del territorio (sportivi, ricreativi, associativi). È anche possibile prevedere l’inserimento di ragazzi e ragazze nei laboratori professionali che Afolmet gestisce nell’ambito dei propri servizi formativi. Il raccordo con il progetto di assistenza avviato da Assolavoro (associazione di categoria delle Agenzie private per il Lavoro) potrà servire ad incrementare l’efficacia dell’azione. “La Città metropolitana di Milano ha fin da subito preso parte con convinzione al progetto di accoglienza avviato dalla Prefettura di Milano, offrendo la sua disponibilità a coordinare e supportare le diverse iniziative avviate sul territorio di sua competenza – evidenzia il vicesindaco della Città Metropolitana di Milano, Michela Palestra -. Adesso s’inaugura un altro fondamentale tassello di questo percorso, che vede Afolmet parte attiva nel favorire l’integrazione e l’inclusione di chi, fuggendo dalla guerra, ha trovato accoglienza nel nostro territorio e desidera ora trovare un’occupazione”.
“Sono molto orgogliosa di dare il via a questo percorso, frutto di un importante gioco di squadra, che vede, fin dall’inizio dell’emergenza legata alla guerra in Ucraina, la Città metropolitana di Milano impegnata, a fianco della Prefettura, nel coordinamento dell’accoglienza, in stretto contatto con gli enti locali che hanno aderito al Protocollo – spiega la consigliera delegata alle Politiche del Lavoro della Città metropolitana di Milano, Diana De Marchi -. Ed è proprio questo dialogo continuo che ha permesso di intercettare i bisogni legati all’occupazione di rifugiati e rifugiate in un’ottica di inclusione e integrazione. La rete dei Centri per l’impiego di Afolmet ha le giuste caratteristiche per avviare un percorso di valutazione dei profili e di analisi delle opportunità, offrendo anche la formazione necessaria – con il coinvolgimento degli Enti di formazione che hanno aderito, e che ringrazio – affinché queste persone possano trovare un’occupazione anche temporanea, in attesa di rientrare, come molti di loro desiderano, nel loro Paese”.