lunedì, 16 Dicembre, 2024
Ambiente

Coldiretti, chiude vendemmia, addio a 1 bottiglia su 5

Con l’arrivo del maltempo si conclude la vendemmia 2019 che per effetto del clima anomalo registra un taglio della produzione del 20% rispetto allo scorso anno, che significa addio ad una bottiglia di vino Made in Italy su cinque, anche se l’Italia mantiene comunque il primato mondiale tra i produttori. È quanto emerge dal bilancio della Coldiretti presentato per la Giornata del Ringraziamento festeggiata a partire dal week end di San Martino dell’11 novembre e promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sulla nuova annata.

La vendemmia 2019 è iniziata quest’anno il 7 agosto, tra le più anticipate dell’ultimo decennio, e dopo poco più tre mesi di raccolta lungo la Penisola ora – sottolinea la Coldiretti – restano da completare pochissime vigne di varietà tardive come l’Aglianico nelle aree interne di Basilicata e Campania o il Nebbiolo in altitudine del Piemonte e della Valtellina.

Si è dunque praticamente conclusa una annata di buona/ottima qualità con una stima di circa 44,3 milioni di ettolitri di produzione Made in Italy destinata – precisa la Coldiretti – per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt – sottolinea la Coldiretti – con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.

Se l’Italia – sottolinea la Coldiretti – si conferma al primo posto nel mondo, la Francia insidia da vicino con un quantitativo di poco inferiore di 42,2 milioni di ettolitri, mentre in Spagna si ferma a 37 milioni di ettolitri. La vendemmia (www.coldiretti.it) è stata difficile in tutta Europa dove si stima una produzione in 155 milioni di ettolitri, inferiore del 18% rispetto allo scorso anno, a causa principalmente, degli eventi climatici estremi, secondo la Commissione Europea.

Con la fine delle operazioni vendemmiali l’Italia festeggia anche il record storico delle esportazioni di vino Made in Italy che nei primi sette mesi del 2019 fanno registrare un aumento in valore del 4% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale circa 6,2 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all’estero con le esportazioni che, con un aumento del 11% rispetto all’anno precedente.

Positivi anche i segnali nei consumi degli italiani che aumentano gli acquisti del 3,7% nei primi nove mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.
“Il vino italiano con un fatturato di oltre 11 miliardi di euro è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che rappresentano un modello di riferimento per la crescita dell’intero agroalimentare nazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “distintività e legame con il territorio sono i fattori competitivi vincenti per l’intero Made in Italy”.

Il vigneto Italia – sottolinea la Coldiretti – con i suoi 658mila ettari coltivati offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. L’esercito del vino – conclude Coldiretti – spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi). (Italpress)

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