La confusione delle opinioni sulla pandemia da SarsCoV2, ancora oggi, regna sovrana.
E continua a regnare perché si tratta, appunto, di opinioni, quindi ciascuno di noi può avere la propria. Tutto lecito, se non fosse però che questo genere di argomento deve essere sottoposto, in maniera assoluta, alla verità scientifica, oggettivamente provata, quindi non opinabile. Trattasi di pericolo per la salute, vita o morte.
Per sgomberare il campo dalle “opinioni”, la “verità scientifica”, qualsiasi essa sia, deve essere divulgata alle masse, strillata con titoli a caratteri cubitali, soprattutto vista la straordinaria portata mondiale dell’infezione da SarsCoV2 ancora in corso.
Non è stato fatto e non viene fatto. Né all’inizio (governo Conte, emergenza sanitaria nazionale già in atto un mese prima e sottaciuta dai media, conseguente esplosione della devastazione da CoViD19), né ancora oggi, dopo più di due anni, pandemia imperante.
Problemi politici?
Problemi economici?
Anche altro?
Da “qualche tempo” sono spariti dai programmi televisivi le uniche persone abilitate a riferire circa l’infezione virale ancora liberamente circolante. Non mi riferisco ai “virologi” noti ormai alle vaste platee (non sono tutti virologi, in verità) ed il riferimento a “qualche tempo” non è approssimativo, la data c’è: da quando il “governo” di tutto è stato affidato ad un economista.
Vero è che persino nel periodo più drammatico e buio di questa pandemia eravamo comunque senza Speranza. “Speranza”, grande assente.
Mi riferisco, piuttosto, al Medico, quello in prima linea che lavora (ancora dopo ventisei mesi!) giorno e notte per prestare ai Pazienti il primo soccorso (clinico, psicologico, pratico nell’educazione sanitaria) e per verificare una prima selezione dei casi a seconda della gravità, in atto o prevedibile. Quello che si assume la responsabilità delle terapie mai autorizzate da protocolli ufficiali, dell’ossigenoterapia d’urgenza domiciliare, del monitoraggio dei parametri vitali di decine e decine di Pazienti contemporaneamente.
Ah, beh, è vero, quel Medico in televisione non è mai approdato, non ha mai potuto riferire i dati reali, quelli rilevati ora dopo ora, giorno dopo giorno. Niente famiglia, niente tempo libero, niente riposo, niente che possa essere prioritario rispetto al Paziente. Orari strampalati e stress e rischio a crepapelle, anzi, a morire, come molti Sanitari, se non con la vita almeno con un severo burn-out da cui non puoi uscire perché non puoi interrompere il ciclo continuo di lavoro, nessuno è disponibile a sostituirti, e la reperibilità diventa permanente.
Tempi passati, tempi finiti? Assolutamente no.
È realtà di poco tempo fa la riconversione, nuovamente, a “Reparti CoViD” di parecchi reparti in importanti Policlinici; recentissimi sono gli aggiornamenti nelle numerose chat di lavoro (centinaia di Medici per ciascuna chat) sui numeri disastrosi, ed in crescendo, di Pazienti e Medici contagiati.
È “poco più di un raffreddore”? Per nulla. Quando “entri” nell’incubo della “positività” non sai cosa ti potrà accadere. “Sarò tra i 200 o 150 deceduti di oggi? …o di domani?” L’attesa della negativizzazione diventa logorante, e quando si verifica è un gioioso sollievo per tutta famiglia e per parenti, amici e conoscenti.
Non conoscete questi dati di fatto? Non li sapevate? Non ve li dicono. O meglio, non potete esserne a conoscenza, neanche se vi siete “ben documentati” (…su dati ed informazioni ufficiali, ovviamente…).
Chi lavora sul territorio, invece, Medici di Base, Medici Ospedalieri, e persino i Medici prelevatori nei Laboratori di Analisi (che quotidianamente contano, sbalorditi e spiazzati, i numeri dei “positivi”), sa bene che il virus “corre” ancora moltissimo tra gli umani perché, semplicemente, verifica quotidianamente nel proprio lavoro che i numeri dei contagiati sono ogni giorno molto alti e, tra questi, non conosciamo esattamente il numero dei deceduti.
Di solito, vuole illudersi che vi sia una ufficiale sovrastima del fenomeno, e non una realistica sottostima, chi ha avuto in sorte di ammalarsi e poi guarire. Con una probabilissima futura “variante” (enormemente tanto più probabile quanto più non mettiamo spazio fisico né dispositivi di protezione individuale tra di noi e tra noi ed il SarsCoV2) potrebbe non andare più così.