Le imprese femminili, quasi 1 milione e 400 mila in Italia, hanno subìto un calo di iscrizioni del 12,1% nel 2021, comunque meno peggio del -21% dell’anno precedente. Queste impresesono più fragili rispetto a quelle maschili (oltre il 20% chiude entro i tre anni rispetto al 16% delle impresenon femminili), hanno scarsa diversificazione produttiva, bassa internazionalizzazione e sono poco innovative, anche se le giovanili femminili fanno ben sperare. Il 39% delle imprese femminili dichiara di avere problemi con l’accesso al credito contro il 35% di quelle maschili. Dal punto di vista territoriale i problemi di accesso al credito riguardano soprattutto le regioni centro-meridionali dove quasi la metà delle imprese ha difficoltà ad avere finanziamenti dalle banche. Questi i risultati principali che emergono dall’indagine sulle imprese femminili realizzata da Terziario Donna Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”.
Entrando nell’analisi della distribuzione delle problematiche di accesso al credito, per le imprese femminili è più elevata l’incidenza di credito non accolto (12% contro 4% delle maschili) e la quota di imprese “scoraggiate” (23% contro 20%). Tra i criteri seguiti dalle banche per concedere il credito, la solidità finanziaria e patrimoniale costituisce il criterio più indicato.
Seguono le capacità di fornire garanzie reali e la crescita economica. Per le imprese delle donne appare maggiore lo stacco per la durata della relazione creditizia rispetto alle maschili (4% contro 2%). Nel periodo pandemico il 44% delle imprese femminili ha richiesto una nuova linea di credito alle banche e fra queste il 31% si ritiene soddisfatto del credito accordato. Il 75% delle imprese femminili ha fatto ricorso alle misure di aiuto del governo per fronteggiare la crisi da COVID 19 ma in questo caso il 45% si dice insoddisfatto del credito accordato.
Per Anna Lapini, presidente di Terziario Donna Confcommercio, “oggi il tema ‘impresa femminile’ è sempre più al centro delle agende delle Istituzioni e mai come nei prossimi anni ci sarà richiesto un supplemento di impegno per saper cogliere l’importante opportunità che auspichiamo per arrivare ad un cambio del modello di sviluppo. Cambiamento che oggi finalmente sembra avere favorevoli condizioni per realizzarsi. L’attenzione posta dal Mise, che ha messo a disposizione i fondi per finanziare le nuove attività intraprese dalle donne e rafforzare quelle già attive, è una buona notizia che attendevamo da tempo. Ci auguriamo che questo sia un primo passo verso un percorso di valorizzazione e promozione dell’imprenditoria femminile che rappresenta uno dei settori strategici per lo sviluppo del paese”.