Settima ricorrenza della “Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza” istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con delibera 22 dicembre 2015, con l’obiettivo di mettere in risalto il fondamentale contributo femminile alla conoscenza e all’innovazione, incoraggiare le ragazze a intraprendere un percorso di formazione scientifica e promuovere anche in questo campo la parità di genere.
ONU: la partecipazione delle donne rende il mondo migliore
Secondo i dati 2020 di UIS, l’Istituto di statistica dell’UNESCO, nel mondo meno del 30% dei ricercatori sono donne. La media nella UE è del 41% grazie a Lituania, Bulgaria, Lettonia, Portogallo e Danimarca che, in campo scientifico, hanno raggiunto un equilibrio di genere del 50% mentre in Francia, Germania e Italia questa percentuale oscilla tra il 33% e il 35%. In Italia le donne che lavorano in ambiti tecnico-scientifici sono il 15,6% rispetto a quello degli uomini (18,3%). “La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale ma la base necessaria per un mondo pacifico, prospero e sostenibile”, ha dichiarato L’Onu nel 2015 riguardo al quinto obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritto dai 193 Paesi membri. Le disparità di genere rappresenta, infatti, uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà.
Poche le ragazze iscritte ai corsi STEM
In Italia la percentuale delle ragazze iscritte ai corsi STEM sul totale delle donne iscritte all’università si è fermato al 18%. Lo rivela il report sul Gender Gap stilato nel 2020 dall’Osservatorio Talents Venture, che dimostra come le donne continuino a prediligere le facoltà umanistiche (82%). I corsi STEM che contano il maggior numero di presenze femminili sono il gruppo sanitario e paramedico (71%), il gruppo geo-biologico e biotecnologico (65%) e il gruppo Chimico-Farmaceutico (56%).
Fondi europei per l’abbattimento dei pregiudizi nelle università
Il progetto GEECCO finanziato dalla UE contribuisce ad accrescere il ruolo delle donne nella ricerca e innovazione ed ha per obiettivo la messa a punto di Piani di Uguaglianza di Genere (o Gender Equality Plan, GEP) in 4 Università europee, tra cui una italiana: “Il GEP identifica pregiudizi di genere – ha spiegato la dottoressa Brigitte Ratzer che ha partecipato al progetto – e implementa soluzioni innovative per correggere tali pregiudizi e il monitoraggio dei progressi compiuti in vista del raggiungimento dell’equilibrio di genere, rimuovendo le barriere che ostacolano l’assunzione, la capacità decisionale e lo sviluppo della carriera delle ricercatrici. Puntiamo a fare in modo che sempre più donne possano lavorare in ambito STEM”.