Ho conosciuto David Sassoli nel 2009, durante la campagna per le elezioni amministrative. Eravamo entrambi in corsa, candidati. Partiti diversi, ruoli, ovviamente, diversi.
Io avevo perso da poco mio padre e mi ero rituffata nella politica attiva. Sassoli aveva da poco lasciato il giornalismo per lanciarsi verso l’Europa. Momenti di cambiamento diversi in vite differenti.
Lo incontrai il giorno di chiusura della campagna elettorale. La folla lo chiudeva quasi alla vista, in una calca già accaldata dal sole pomeridiano dei primi giorni di Giugno. Sorrideva, con la cordiale, semplice spontaneità che gli era propria, e stringeva le mani a tutti o abbracciava. Quando ci presentarono abbracciò anche me.
In questi giorni lo si è frequentemente definito “limpido” e “leale”: sì, era proprio così, con tutti, anche con gli avversari politici, anzi, in più, palesemente rispettoso. Non si è detto però di David Sassoli che era affettuoso. Gli era connaturale. Aveva il DNA del credente, per cui tutte le accezioni dell’affetto gli erano proprie, come “fare qualcosa per” qualcuno, “commuovere lo spirito” verso qualcuno, avere “pathos” per l’altro, cioè, in una parola, aveva compassione. Il suo stesso sguardo era pieno di compassione, di condivisione amorevole, di slancio verso il prossimo. Un luminoso esempio di cristianità.
Operoso ed altruista senza ostentazione, mite, umile. Quando, anni dopo, lo rincontrai, gli dissi che, certamente, non poteva ricordarsi di me. Mi rispose in un modo che esprimeva candidamente quanto fosse estraneo alla propria popolarità, quanto non ne immaginasse la misura esatta, o quanto, piuttosto, ne fosse schivo. Rispose ignaro del fatto che io potessi ritenere altamente probabile, se non certa, la mia supposizione. “Certo che mi ricordo, non sono ancora smemorato…!”. Mi sorprese ancora una volta, per la sua capacità di far sentire ciascun interlocutore quale suo unico, vecchio, caro amico. E in tal modo rendeva se stesso un amico eccezionale.
Da alcuni anni, sullo scrittoio del mio ufficio elettorale ho posizionato una fotografia ritratta in occasione di un incontro politico “trasversale”, ospiti nella sala grande dello studio di mio marito. Rende bene l’ideale fondante la politica di David Sassoli: confrontarsi per costruire, fare squadra per il bene comune, poggiare su una solida complicità di intenti il futuro prossimo per una società più giusta.
Sono nata il 14 gennaio, quasi a mezzogiorno, quest’anno momento delle esequie di Stato a David Sassoli. Ogni compleanno è una grazia da far fruttare sempre di più e con impegno più intenso, ma questo nuovo anno della mia vita inizierà anche con il silenzio di una preghiera e di un profondo esame di coscienza. Spero, sul suo esempio cristiano, di uscirne migliore.