Uno dei principali fatti della settimana in termini di creazione d’impresa, capitolo startup, è la condanna della startupper americana Elizabeth Holmes, 37 anni.
La vicenda
Qualche anno fa, lei era stata presentata come la “Regina del Sangue”, la Steve Jobs del biotech. La sua startup, Theranos, prometteva di rivoluzionare il settore delle analisi di laboratorio, ramo sangue, e per questo fu capace di attrarre l’interesse di grandi, ricchi e potenti investitori tipo Rupert Murdoch e Larry Ellison o di sostenitori come Henry Kissinger.
Poi un giornalista del Wall Street Journal sentì puzza di bruciato, ci guardò bene dentro e scoprì che quell’azienda, che raggiunse una valutazione stellare di circa una decina di milardi di dollari, in realtà era un bidone. Anni dopo il fallimento, la condanna per frode per una truffa da 700 milioni di dollari. Sipario.
Startup: tutto un bluff?
Molti osservatori hanno sottolineato come quanto accaduto sia in realtá un bene. Uno scandalo della portata di Enron, secondo alcuni potrebbe infatti aiutare il regolatore a muoversi in maniera piú efficace per evitare il ripetersi di questi fallimenti di mercato.
Personalmente, mi trovo d’accordo con quelle letture aggiungendo che il cuore del problema siano le asimmetrie informative che portano a problemi di selezione avversa, come sembra essere avvenuto in questa circostanza.
Theranos: un caso di selezione avversa
Mi spiego meglio. Per avviare un’impresa, l’imprenditore solitamente ha bisogno di un finanziatore in una situazione in cui esiste chiaramente uno squilibrio da un punto di vista negoziale. Chi ha piú soldi, l’investitore, è il piú forte. Ma non è affatto detto che vinca.
Qui, infatti, entrano in gioco le asimmetrie informative, ovvero la differenza di informazioni che io come imprenditore ho sulla mia azienda, sempre ammesso che come imprenditore possa conoscere fino il fondo il valore di quella che in fase embrionale può essere definita solo un’ipotesi di business, ovvero la mia startup.
Consapevole della mia posizione di debolezza, per raggiungere il mio obiettivo come imprenditore utilizzerò quello squilibrio informativo a mio vantaggio per raccogliere il capitale che mi occorre, consapevole che sará molto difficile – se non impossibile – per l’investitore scoprire il reale valore della mia azienda, soprattutto in fase embrionale.
Di conseguenza, come spiega bene l’economista Premio Nobel, Joseph Stiglitz, dal momento che gli investitori non riescono a valutare la qualitá del progetto, il mercato fallisce perchè, in parole povere, non ci sono le condizioni affinchè possa avvenire una buona transazione.
Questa è la selezione avversa, ovvero come imprenditore utilizzo la mia personale conoscenza della situazione a svantaggio dell’investitore per massimizzare il mio tornaconto. E vinco. Penso. Ma.
Una lezione su cui riflettere e una sfida da raccogliere
Il caso di Theranos, che è una vicenda molto complessa e che richiederebbe una conoscenza diretta della situazione nonchè un’attenta profilazione psicologica dei personaggi coinvolti e delle loro motivazioni piú profonde, ricorda molto queste dinamiche ed è qui che bisogna stare molto attenti.
Questa è infatti la vera sfida: costruire un business significa generare valore per la società, a partire dai finanziatori per estendersi ai clienti per finire ai contesti nei quali esso opera. Altrimenti non ci sará alcun vincitore, come questa triste storia ci racconta.