Altro che sciopero generale e surriscaldamento del clima sociale! Quello che serve subito è aprire un tavolo di confronto e di decisioni comuni tra Governo imprenditori e sindacati per prendere per le corna l’inflazione che sta cominciando a diventare cattiva. È la ricetta della politica dei redditi che lega l’aumento dei salari alla produttività e impedisce la spirale prezzi-salari. Vorremmo che Landini e Bombardieri parlassero questo linguaggio non quello barricadero che non porta da nessuna parte.
L’aumento dei prezzi è considerato normale se si aggira introno al 2%:è l’obiettivo della BCE. Se c’è una fiammata dell’inflazione legata ad un improvviso boom di crescita economica, quell’inflazione diventa “buona”, perché segnala un aumento della ricchezza nazionale. È successo a metà del 2021. Ma deve durare poco. Se invece si consolida e addirittura continua a crescere l’inflazione diventa “cattiva”, comincia ad erodere il potere di acquisto dei salari, colpisce soprattutto i ceti più deboli, innesca richieste di aumenti delle retribuzioni che possono andare oltre l’aumento della produttività. A quel punto l’inflazione comincia ad essere ingovernabile, si sgancia dal ritmo di crescita e il rischio di una stretta monetaria che ha ripercussioni negative soprattutto sull’occupazione.
In tutto il mondo industrializzato il 2021 ha segnato una ripresa dell’inflazione legata al rimbalzo dell’economia dopo il tonfo del 2020 dovuto alla pandemia. Ma questa ripresa è stata accompagnata da un aumento vorticoso dei prezzi delle materie prime, soprattutto energia. In Italia questo rialzo è stato del 24%. Per fortuna ancora da noi l’inflazione si mantiene intorno al 4% un livello limite oltre il quale poi l’aumento dei prezzi comincia a crescere ad un ritmo più serrato.
In Germania siamo al 5,2% non succedeva dal 1992 e negli Stati Uniti il livello raggiunto è il 6,8% ,un record da quarant’ani in qua.
Come per il Covid anche per l’inflazione occorre giocare d’anticipo e non aspettare che il fuoco di estenda. Con una crescita del 6,3% e un inflazione intorno al 46 l’Italia è nelle condizioni ottimali per impostare da subito una politica saggia di regolazione dell’aumento dei salari e dei profitti. Lo strumento è la politica dei redditi, di cui Banca d’Italia cominciò a parlare nel 1962 e che divenne un chiodo fisso di Ugo La Malfa. Se fosse stata attuata nella seconda metà degli anni sessanta non avremmo avuto un’inflazione a due cifre che fu spenta solo dalla decisione di Craxi di smontare la scala mobile. Oggi i tempi sono mutati, ma la ricetta della politica concertata tra governo, imprenditori e sindacati che leghi l’aumento dei salari alla produttività e impedisca la spirale prezzi-salari è ancora valida.