Il cantiere delle politiche del lavoro, degli ammortizzatori sociali, della previdenza è ancora in sospeso in attesa dei prossimi vertici. Sale l’attesa per le decisioni ma di tempo ne è rimasto poco, novembre sarà decisivo. C’è, tuttavia, una ragione del ritardi, ed è quella economica, intercettare una ripresa forte significa sostenere una impalcatura sociale che ha di costi elevati nel contempo c’è la necessità di allineare sistemi interconnessi che nei fatti sono fuori controllo.
Riordinare, la linea Draghi
Il premier non ne ha fatto un mistero nel criticare le passate scelte come quelle sulla previdenza. Basta ricordare le bocciature ricevute da Quota 100 negli ultimi mesi, dalla Corte dei conti, Inps, Ragioneria dello Stato, e ministero delle Finanze. Draghi ha tirato le somme ed ha scandito il suo no contro un sistema che genera sprechi e disparità. La previdenza, secondo la prospettiva del Premier, sarà riordinata in base ad un principio di equità generazionale e finanziario, puntando su uscite flessibili agganciate ad un sistema retributivo
Ammortizzatori per tutti
Il nodo previdenza si stringe anche su quello delle tutele che sono altro capitolo su cui il Governo vuole mettere ordine.
La riforma di sussidi è infatti connesso con quello delle politiche attive del lavoro. Nella sua versione più aggiornata, il disegno riformatore del ministro del lavoro, Orlando punta a estendere a tutti, un ammortizzatore sociale universale. Ritoccato al rialzo come importo, anche a coloro oggi coperti dalla cassa in deroga, destinata a scomparire. Tutele estese anche alle piccole e micro imprese sotto i cinque addetti. Un piano ambizioso che però ha il punto debole nelle risorse da trovare. Finora ci sono di sicuro 1,5 miliardi recuperati con lo stop anticipato al Cashback ma sono giudicati totalmente insufficienti dai sindacati. Sulla carta ci sono altri cinque miliardi per le politiche attive del lavoro per il mega Piano Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), in tutto 4,4 miliardi nel Pnrr, 500 milioni nel React-Eu. Sono tuttavia fondi indicati nel Piano nazionale di ripresa e non per ora spendibili. Dagli ultimi calcoli servirebbero almeno altri 6-7 miliardi. Che farebbero lievitare il conto a oltre 8 miliardi. C’è poi da assicurare, nel piano del Ministero, l’estensione delle tutele ai lavoratori autonomi e il rifinanziamento della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, la Naspi, per circa due miliardi, per quei lavoratori over 55 che sono in difficoltà. Secondo i calcoli si tratta di soldi che devono essere trovati non solo dallo Stato ma con la compartecipazione delle imprese.
Il no di Confindustria
Secca la contrarietà degli industriali a dover entrare nella partita dei sostegni sociali. Per loro già le imprese fanno tanto. “Le aziende versano ogni anno allo Stato 3 miliardi di cassa integrazione, ricevendo prestazioni per 600 milioni, siamo contributori netti per 2,4 miliardi”, sottolinea il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, “Non possiamo essere sempre bancomat di Stato. Se vogliamo dare la cig a tutti, e siamo convinti, tutti devono contribuire”. Per gli industriali una riforma va fatta, ma occorre “pensare ad un nuovo ammortizzatore di natura assicurativa, universale ma dove tutti lo pagano”.
Piano Gol e ammortizzatori
Il confronto Sindacati-Governo che dovrebbe riprendere nei prossimi giorni porterà delle novità. O almeno si uscirà da una situazione di stallo. Il tutto ruota attorno alla riforma delle politiche attive con il programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori, che si struttura in modo da non trascurare nessuno. Ci sarà un percorso verso l’impiego, fatto di formazione, riqualificazione professionale, per l’inserimento o la ricollocazione al lavoro, percorso che si lega alla revisione del Rdc.
La misura dovrebbe essere accompagnata dal Piano per le nuove competenze (Pnc) con il rafforzamento dei Centri per l’impiego. Secondo le stime sarebbero 3 milioni i beneficiari del programma Gol, il 75% dovranno essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. Inoltre, almeno 800 mila dei 3 milioni devono essere coinvolti in attività di formazione, di cui 300 mila per il rafforzamento delle competenze digitali. Alla riforma delle politiche attive dovrebbe essere strettamente connessa quella degli ammortizzatori sociali. Questi gli obiettivi da centrare nei prossimi giorni in un clima che oscilla tra collaborazione e rottura.