Materie prime che scarseggiano per una crisi globale che ha unito in un cortocircuito la riduzione delle produzioni, e le difficoltà di ripartire la movimentazione mondiale delle merci. Problemi inediti sia
per la loro sovrapposizione, per l’ampiezza e le distanze geografiche notevoli tra produzioni e impiego. L’Italia avrà un problema in più sulla strada della ripresa che si annuncia forte ma con difficoltà che
si annunciano non di poco conto per l’impatto che avrà sull’industria e i costi dei prodotti che saranno destinati a salire. Il più esposto è l’intero settore del Made in Italy ad iniziare dalla filiera agroalimentare.
Emergenza in arrivo
Di fatto ciò che a primavera era stato segnalato come rischio – le avvisaglie degli stop produttivi frutto della pandemia e restrizioni – ora sono emergenze globali. Un crescendo che ha bruciato i tempi, molti
componenti tecnologici sono introvabili, le filiere alimentari sono in affanno e i rincari dei pezzi si stanno trasferendo dai mercati ai produttori e da questi ai consumatori. Il caso del gas – un costo quadruplicato rispetto allo scorso anno – è un esempio. L’energia costerà di più, così per l’elettricità la benzina e il gasolio.
Le materie prime
Nel vortice che per alcuni è già tempesta perfetta, ci sono prodotti di primaria importanza per le fabbriche come acciaio, alluminio, rame e ferro. Poi la filiera alimentare con mais, grano, soia e caffè. Il grande ritardo delle produzioni d semiconduttori, cartone per imballaggio. Manca anche la tanto discussa
plastica. Sono le commodity che animano le attività industriali, del commercio e soprattutto quelle agricole con i fertilizzanti. Gli effetti negativi colpiscono un po’ tutti, dalle multinazionali alle piccole e
medie imprese, finendo poi per scaricarsi sulle famiglie.
Le filiere inceppate Chiamate “supply chain” le filiere internazionali sono i percorsi sui quali si snoda l’economia per poi tradursi in milioni di posti di lavoro e produzioni. Le complesse “catene” con cui
materie prime, semilavorati e prodotti fanno il giro del mondo. Il rallentamento della componentistica non si annuncia nemmeno temporaneo, potrebbe essere più lungo del previsto, per alcuni durare anche due
anni. Come dimostrano gli ultimi annunci da parte dei colossi mondiali delle quattroruote Toyota, Volkswagen, Stellantis decine di fabbriche che sfornano automobili in tutto il mondo si stanno fermando per la carenza di componenti elettronici. Con la previsione globale di un “buco nero” di circa quattro milioni di automobili in meno.
Agroalimentare in difficoltà Non ci sarà solo il caro bollette per luce e gas, i rincari si faranno sentire anche sulla filiera alimentare. Il collo di bottiglia del prezzo record del gas sta spingendo a tagliare la produzione di fertilizzanti in Europa, con conseguenze che minacciano di essere drammatiche per l’agricoltura e a valle per tutti i consumatori. “Ci sarà scarsa disponibilità di nutrienti e quel poco che si troverà
sarà estremamente costoso”, calcolano gli analisti.Per Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, la carenza potrebbe avere un impatto disastroso sulla quantità e qualità delle produzioni agricole a livello mondiale.