Il dibattito notaio si, notaio no per la creazione di una start-up andato in onda questa settimana in realtà non dovrebbe fare notizia, perché non ci dice niente di nuovo. Infatti, da un punto di vista generale, quando si tratta di cambiamento è del tutto normale incontrare delle resistenze. È un tiro telefonato, per usare una metafora calcistica in tempi di finale di Campionato Europeo.
Seppur tuttavia ciascuna questione, questa compresa, resta inevitabilmente vincolata al proprio contesto e alle sue peculiarità siano queste culturali, sociali o di altra e varia natura, il nodo centrale in realtà è ben altrove.
L’IMPORTANZA DI FARE IMPRESA
Fare impresa, suggerisce per esempio l’OCSE, è un fattore critico per l’innovazione, per la creazione di lavoro e per la crescita economica, sia essa intesa da un punto di vista locale e/o nazionale. Semmai è il processo imprenditoriale con le sue esternalità a dover essere gestito, perché d’altro canto e con onestà intellettuale non tutto ciò che è start-up è positivo.
Detto in altri termini, come ogni moneta ha due facce, anche l’innovazione ha elementi positivi ed elementi negativi e sono questi su cui dovrebbe essere diretto il focus e non a impedire di poter giocare la partita tout court.
La storia italiana sull’equity crowdfunding è paradigmatica in questo senso: l’Italia fu una delle prime a toccare palla e la prima al mondo a regolamentare in materia, ma lo fece in modo così stringente da non poter giocare la partita e perdere così una importante occasione di sviluppo.
AGILITÁ E GESTIONE DEL RISCHIO METTENDO AL CENTRO LA CREAZIONE DI VALORE
Più prosaicamente, di un fronte a un rischio il tema dovrebbe essere come gestisco questo rischio lasciando, però, che le cose facciano il proprio corso. Una simile discussione mette in conto l’opportunità di essere agili e flessibili della stessa agilità e flessibilità di cui sono fatte le start-up. E dunque di giocare la partita.
Chiudere i rubinetti quando la gente muore di sete perché il rubinetto perde può riverlarsi una buona strategia solo per chi ha delle buone scorte d’acqua. In un momento storico in cui il mondo va ricostruito, la creazione d’impresa dovrebbe invece essere messa al centro delle strategie di rilancio dell’economia, partendo dall’occasione occupazionale che rappresenta per tanti giovani che saranno tagliati fuori dal mercato del lavoro.
Per questo sovraccaricare di costi un neonato, quale è una start-up, rischia di mettere un serio freno al generale tasso di natalità di nuove imprese di cui un Paese ha bisogno per restare competitivo. Ma d’altronde, come diceva il compianto Sergio Marchionne, tutto dipende da che partita si vuole giocare. All’imprenditore, e al suo dono pragmatico di fare, la sua scelta. A ciascuno il proprio destino.