“Siamo cambiati senza mai rinunciare a noi stessi, soprattutto ai nostri valori. Rappresentiamo quella parte del Paese che ha più bisogno del cambiamento, il ceto medio che paga le tasse, che non si tira mai indietro e che porta ogni giorno sulle spalle il peso della collettività. Noi parliamo a loro e lo faremo ancora a lungo”.
Lo dice in un’intervista a “La Stampa” il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parlando dell’evoluzione del Movimento 5 Stelle, “l’unica forza politica che ha fatto parte degli ultimi tre governi, contribuendo in modo significativo a ottenere i risultati che cominciamo a vedere. Penso alla gestione della pandemia, alle proiezioni di crescita economica al 4% o ai dati record sull’export”, sottolinea. Secondo Di Maio “avere acquisito una cultura di governo significa farsi carico delle responsabilità, non prenderne le distanze. Per ottenere risultati utili ai cittadini servono nobili mediazioni. Dieci anni fa era una parolaccia. Oggi non più. I cittadini vedono che il centrodestra è diventato destra e non è più in grado di combattere le loro battaglie. Noi vogliamo tutelare le imprese, le professioni dimenticate, le partite Iva. E crediamo nella riforma fiscale e in quella della giustizia”.
“Parlo con Conte continuamente e non mi risulta che ci sia in cantiere il cambio di nome – afferma Di Maio -. Mi risulta invece che ci sia in atto un tentativo per fare finalmente del Movimento una forza responsabile, organizzata e ragionevole. Uniti possiamo raggiungere l’obiettivo”.
Quello di togliere il limite dei due mandati, evidenzia, “è una questione di cui si sta occupando Conte e io sono l’ultima persona che ne può parlare. Faccio il ministro degli esteri e servo il Paese dando il meglio di cui sono capace. Quando il popolo mi dirà di farmi da parte smetterò di servirlo. Prima o poi capita a chiunque”.