Mai come in questo ultimo scorcio di decennio i “poveri” i cosiddetti “ultimi” per i burocrati del momenti, sono stati bistrattati dalla loro dignità e dal loro stato di povertà sociale . Irrita e dà fastidio pure al suono udito dalle orecchie, tutti i benpensanti, i furbi del momento, pensare di accattivare l’opinione pubblica tirando fuori nei loro monologhi che non sanno di nulla di vero, la figura del povero. Spesso ripetono frasi dal tipo “una politica per soccorrere gli ultimi”, programmi e progetti per debellare la povertà, fare in modo che vi sia una politica di riscatto per i cittadini che vivono la povertà, e frasi più o meno con questa melliflua e dolciastra supplica pensando di comprare un consenso che non avranno mai. Monolighi fatti da gente con capi firmati, tirati a lucido da un protocollo di immagine che decanta quanto il loro pianeta sia ben distante dalla strada dei poveri. Verrebbe da chiedere a questa gente.
“Quando è stata l’ultima volta che hai pranzato con un povero? quando hai pulito le sue ferite (anche quelle dell’animo) e hai condiviso con loro un momento della tua quotidianità? Quando li hai difesi con fatti alla mano prendendo ciò che hai (abbastanza) e dando loro senza convocare la stampa, le telecamere di una TV qualsivoglia per far sapere quanto sei stato /a brava o bravo? La risposta sicuramente tarderebbe ad arrivare. Eppure i “poveri ” sono il volto vero dell’amore, della tenerezza, che squarcia ciò che abbrutisce la quotidianità di chi pensa di usare questo “settore sociale” per i propri tornaconti anche politici.
Lasciate in pace i poveri, non riempitevi la bocca della loro condizione umana, voi che sapete prendere per bene le distanze dal loro mondo e tuttavia ne parlate con il portafoglio pieno di sicurezze e vestiti con quel lusso che non sfiora minimamente la vita degli ultimi . Di una cosa sono certo: domani saranno loro a venirci ad accogliere per il giudizio finale, e sono certo che le carte in tavola si ribalteranno. Se non si è pronti ad amare e soccorrere nel silenzio ma con fatti chiari chi vive la povertà, per piacere si taccia.