Delle tante metamorfosi di Salvini l’ultima è forse la più ragionevole. Dopo aver criticato nelle piazze le decisioni del Governo il leader leghista ora veste i panni del più fedele sostenitore di Draghi.
Stranezze della politica. Finora il più tiepido verso il Presidente del Consiglio era stato proprio lui, il “capitano” che mal sopportava la linea di Draghi uomo solo al comando, sua antica aspirazione.
Il suo continuo stop-and-go verso le scelte del Governo aveva spinto Enrico Letta a chiedergli di andarsene il prima possibile all’opposizione, se non gli stava bene. E Salvini era anche scavalcato dai suoi ministri che invece con Draghi avevano un feeling perfetto.
Poi qualcosa è cambiato. Salvini vuole accreditarsi come leader moderato, federatore del centro destra e quindi deve dismettere i panni del Giamburrasca e mostrarsi pacato, serio, equilibrato, ragionevole. Anche perché Meloni , che pure sta all’opposizione, si comporta con aplomb istituzionale verso Draghi.
Sebbene il partitone unico del centro destra sia morto nella culla, una federazione comunque richiede uno stile adeguato del federatore. E Salvini ha deciso di cambiare atteggiamento. Ma c’è di più. Letta e Conte si sono intiepiditi verso il Governo e lui ha deciso di approfittare di questo spazio che Pd e 5 Stelle hanno lasciato libero per infilarsi e apparire come il più fedele e convinto sostenitore di Draghi.
Possiamo immaginare lo stupore del Presidente del Consiglio per questa piroetta che non può che fargli piacere. A Draghi interessa che la nave del Governo non venga strattonata di qua e di là e possa proseguire una navigazione tranquilla. Ben venga la svolta salviniana. Nei giorni scorsi il leader del Carroccio aveva strizzato l’occhio a Letta sulla proroga del blocco dei licenziamenti. Ora strizza l’occhio a Draghi che su questo tema non la pensa come Letta. E che succederà quando si metterà mano alla riforma del fisco? Salvini dimenticherà la flat tax? Salvini ci dimostra che fare previsioni sul suo comportamento non serve a molto. Nel suo caso se proprio non si può dire “la fantasia al potere” di certo si può affermare che l’imprevedibilità è la sua arte.