lunedì, 18 Novembre, 2024
Politica

Il Governo Draghi fa bene alla politica, tanti lavori in corso e più moderazione

Salvini si dice europeista e propone il partitone del centrodestra, Meloni è più istituzionale e fa opposizione costruttiva, i 5 Stelle si sono spaccati, fuori Casaleggio e i barricaderi alla di Battista e su il moderato Conte, Di Maio fa abiura del giustizialismo, Brugnaro prova ad accorpare i moderati del centro destra, Calenda quelli di centro sinistra Gli unici due fuori dal coro sono Renzi che si tace e Letta che sposta il Pd a sinistra dove non ha concorrenti.

Dal fatidico 14 febbraio, giuramento della squadra di Draghi, una frenesia di cambiamento ha scombussolato la politica. Su la Discussione del 15 febbraio https://ladiscussione.com/69805/politica/due-anni-di-esercizi-spirituali-per-i-partiti/ avevamo auspicato una fase di riflessione  per tutti i partiti. Eccoci serviti.

Le elezioni politiche non sono dietro l’angolo, ma tutti si danno da fare per ridisegnare gli spazi di un sistema politico privo di ancoraggi e profondamente squilibrato.

Buon segno? Certo, se non si tratta solo di “falsi movimenti” e di opportunistico maquillage.

 

Tendenze centripete

L’elemento che accomuna i vari cambiamenti in corso  è la tendenza “centripeta”: tutti rifuggono da proposte e atteggiamenti estremisti e cercano un riposizionamento che punta all’elettorato moderato. Non c’è nessun partito di centro;   il populismo si è dimostrato un allucinante flop: non resta che sterzare verso  la zona scoperta e meno sfruttata e vestire i panni  dell’equilibrio, della rassicurazione mandando in soffitta i megafoni strombazzanti dei capipopolo.

Se tutti i partiti diventeranno per così dire più “moderati” non potrà che  essere un bene per un Paese che di sbornie estremistiche e demagogiche non ne sente proprio il bisogno avendone subite tante ed essendone rimasto stordito per troppo tempo.

 

Metamorfosi profonde

Chi non desidererebbe un Salvini “desalvinizzato”, cioè interprete di una destra economica attenta a problemi concreti, vicino al Ppe e non ai sovranisti in Europa, che parla dell’immigrazione con toni e argomenti degni di un Paese che ha una civiltà giuridica   irrinunciabile e che cancella ogni traccia dell’accordo tra il suo partito e quello di Putin?

Chi non desidererebbe una Giorgia Meloni che completa   la trasformazione della destra politica iniziata da Fini, liberandosi di orpelli e pesi di gruppi nostalgici che nulla a che vedere con un partito moderno, europeista critico, “legge o ordine” si ma senza sfumature di nero?

Chi non vorrebbe una Forza Italia autonoma dalla Lega che riscopre lo spirito liberale delle origini, da troppo tempo dimenticato?

Chi non saluterebbe positivamente un M5Stelle che si libera di giustizialismo, demagogia, e tira fuori proposte concrete praticabili e  persone in grado di saperle realizzare?

E chi non vedrebbe di buon occhio una sinistra attenta alla base sociale popolare  sbandata più che a proposte fatte per dimostrare  a se stessi di avere un’identità, ma  che non servono a rafforzare l’immagine del partito e sono poco efficaci  nei risultati concreti?

E, dopo tutto, non sarebbe bello se nascesse un nuovo polo di aggregazione tra forze popolari, ecologiste e liberaldemocratiche nel solco di una tradizione che si ispira a de Gasperi ed Einaudi e tiene conto di un ecologismo moderno che solo in Italia non riesce ad andare oltre la soglie del 2%?

Stiamo sognando? No. tutto è possibile. Purché si faccia sul serio. Sarebbe ora. Intanto ringraziamo Draghi che  ha aperto una fase che rende possibile questi esercizi spirituali della politica.

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