domenica, 15 Dicembre, 2024
Il Cittadino

Le metamorfosi

Ha fatto molta sensazione, all’indomani dell’assoluzione del sindaco di Lodi, Simone Uggetti l’uscita del Ministro degli Esteri, On. Luigi Di Maio (già “cittadino” che rifiutava l’appellativo di “onorevole”: ma si era nel 2012, epoca protozoica del M5S).

Una vera e propria metamorfosi garantista, esplicitata a nome proprio, ma con piglio da leader e con tanto di scuse dirette (e di congiuntivi appropriatissimi): «è giusto che io in questa sede esprima le mie scuse all’ex sindaco di Lodi e rivolga a lui e alla sua famiglia i migliori auguri per l’esito di un caso giudiziario nel quale il dottore Uggetti, con forza, tenacia e dolore è riuscito a dimostrare la sua innocenza».

Una metamorfosi che ha completamente convinto addirittura Piero Sansonetti e che lascia nel sottoscritto solo una perplessità nell’asserzione finale, perché non è l’innocenza che deve essere dimostrata, ma la colpevolezza.

Desidero però subito tranquillizzare i miei quaranta lettori: non intendo trattare questa settimana il tema garantista, quanto fare un elogio delle metamorfosi: perché, Di Maio a parte, mi è parso di coglierne di notevoli in questi ultimi tempi.

La metamorfosi non è una negatività; anzi, dal mio punto di vista, un merito per la capacità che si dimostra, attuandola, di un mutamento. In effetti le metamorfosi fanno paura solamente agli studenti della Columbia University – che ha messo al bando l’opera di Ovidio – ed ai cultori della “coerenza”, incapaci di comprendere l’ottusità di non cambiare idea neppure di fronte ad evidenze clamorose e sviluppi ineluttabili.

In ogni caso attuo quei trigger warning imposte ai docenti dall’università newyorkese ed avverto che nelle righe che seguono si potranno trovare affermazioni sconvolgenti su metamorfosi ideologiche, sulla sinistra che è diventa destra e viceversa; addirittura, sulla destra e la sinistra che tirano insieme il sasso: finanche con piena coscienza, sconvolgendo il precetto evangelico “non sappia la sinistra ciò che fa la destra”.

Di Di Maio ho già detto. Completo il rilievo della sua metamorfosi con la notazione che egli è completamente cambiato, nel linguaggio, nel modo di esporre, nei suoi interventi; è, insomma, l’esponente grillino che, più di tutti, ha colto l’incredibile occasione per migliorarsi: ha studiato e sta studiando. Chapeau!

Il guaio, dal mio punto di vista, è che metamorfosi altrettanto evidenti non se ne vedano e che alcuni cambiamenti registrabili nella politica e nell’atteggiarsi verso fenomeni sociali siano solo camaleontismo.

Tale è, a mio sommesso avviso, la virata centrista e moderata di Salvini, nel tentativo di annettersi ciò che resta di Forza Italia. Ed ha ragione la Meloni: tale nuova entità aderirebbe ai Popolari o al Front National in cui si inquadra la Lega? Mentre molto camaleontismo vedremo nel prossimo anno, quando i parlamentari si renderanno conto che, per effetto della demagogica riforma da essi stessa votata, circa un terzo di loro rimarrà a casa.

La verità è che la metamorfosi più evidente e sotto gli occhi di tutti, talmente enorme e visibile da non essere percepita, è l’accantonamento dei partiti ad un ruolo subalterno ad una guida dell’esecutivo, per una volta, ispirato a criteri diversi da quelli cui ci eravamo abituati. I politici continuano ad alimentare il dibattito televisivo, ma è chiaro che in questa fase essi sono estranei alle decisioni.

Gli effetti di quest’attività non la vedremo subito, ma sarà un’onda lunga. Che potrebbe addirittura essere benefica se taluni principi entrassero a far parte del sentire comune: la coerenza della legge con principi di diritto basilari; una mutata liturgia del processo, inutilmente lento quello civile; squilibrato e tardivo quello penale; bizantino e presuntivo (contro il contribuente) quello tributario; la ricerca, nel pubblico impiego, non di una soluzione di vita (il “posto fisso”), ma un’efficienza. Ciò che vuol dire enti pubblici non ispirati solamente al mantenimento dei propri dipendenti, ma ad una effettiva efficacia ed azione sociale ed economica.

Si dovrà vedere se i criteri di assunzione previsti dal “decreto reclutamento” seguiranno veramente la ricerca della managerialità o se verranno adattati alla logica clientelare e si trasformeranno in occasioni di più agevoli favoritismi. E se l’indebitamento pubblico sarà finalizzato alla finalità “virtuosa” e produttiva.

Ed il PD? Quello è in metamorfosi permanente, non avendo ancora trovato una fisionomia unica tra le sue diverse componenti ed essendo sempre attivo il rigetto.

Il timoniere che hanno trovato ha una certa tecnica: ma non è ancorato alla nave e molto soggetto alle ondate. Più preoccupato di cercare mari calmi che di navigare.

Per essere timoniere e comandante insieme dovrebbe attuare la più clamorosa delle metamorfosi: trasformarsi in Renzi. Ma a questo punto le Metamorfosinon sarebbero vietate solamente alla Columbia University…

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