Inizia una fase storica nuova. L’Europa comincia ad emettere i primi titoli di debito comune per finanziare il Next Generation Eu. A luglio per il nostro Paese in arrivo 25 miliardi. Ma in Europa e in Italia manca ancora il clima giusto.
Non bastano i soldi, non bastano i piani. Nessun passaggio storico può essere affrontato se non c’è l’anima che deve ispirarlo. E di questo spirito non si percepisce ancora l’esistenza.
Manca nella Comunità dei 27 Paesi. Ognuno continua a pensare in ottica nazionale e non di rafforzamento della cooperazione con gli altri partner della “casa comune” europea. Eppure un’occasione come questa sembra irripetibile. E’ la prima volta che si mette in comune il debito e la prima volta che l‘Europa invece di apparire matrigna severa dei conti mostra il volto della madre comprensiva e generosa che aiuta tutti i suoi figli soprattutto quelli più in difficoltà. Quale miglior momento per diffondere una più forte passione per lo stare insieme, condividere problemi e soluzioni, aiutarsi a vicenda , abbandonare egoismi e calcoli di bottega nazionalistici e pensare in grande all’Europa per i nostri figli?
UN’EUROPA PROTAGONISTA DELLA SCENA MONDIALE
Nel 2026, quando sarà esaurita l’attuazione dei piani del NGEU che Europa ci ritroveremo? Sarà la stessa di prima solo ben rattoppata dopo gli sconquassi della pandemia? O sarà un’Europa che la tragedia del Covid ha rafforzato e reso più solida non solo economicamente ma anche nei suoi ideali, nella sua visione comune e nella sue ambizioni di essere il grande protagonista della scena mondiale. Gli Stati Uniti tornano a svegliarsi dopo 4 anni di letargo internazionale, mentre cresce la sfera d’influenza della Cina, fanno la voce grossa Paesi illiberali, nemici dei nostri valori. L’Europa ha l’occasione storica per quel sussulto d’orgoglio unitario necessario per cominciare davvero a contare sullo scacchiere internazionale. Adesso o mai più.
L’ITALIA DA RIFARE. IL MOMENTO DELLA VERITA’
Stesso discorso vale per l’Italia. Il nostro Paese aveva bisogno da tempo di ripensare se stesso e trovare nuovo slancio per uscire dalle sabbie mobili del declino non solo economico, ma anche culturale, civile e ideale che ci sta trasformando in un potenza mondiale sull’orlo del pensionamento.
Essere stata la prima vittima del virus ha solo amplificato a dismisura problemi cronici che facevamo finta di non vedere. Ora è il momento della verità anche per noi. Non possiamo perdere l’occasione di spendere bene, subito e in maniera rivoluzionaria circa 250 miliardi. Non devono servirci solo a mettere cerotti sulle nostre piaghe ma a curarle definitivamente per ritrovarci, fra 3 anni guariti , dall’impoverimento generale su cui siamo avviati.
Per fare questo occorrono messaggi chiari, forti e convincenti dalle istituzioni più autorevoli, dalla politica, da chi ha responsabilità nella vita collettiva, come uomini di cultura e rappresentanti delle forze produttive, del lavoro, delle professioni . Serve una nuova coralità che guardi lontano e che sia consapevole che stiamo giocando la più importante partita dopo quella del dopo guerra che innescò il miracolo economico. Non avere questa consapevolezza e non agire di conseguenza segnerebbe una sconfitta pesantissima il peggio regalo che possiamo fare alle nuove generazioni.