Evoluzione della Green Economy, la Blue Economy ha l’obiettivo di tutelare l’ambiente, cercando di diffondere un modello di economia sostenibile basato su durabilità, rinnovabilità e riutilizzo, partendo dal mare e dalle sue risorse.
Una piccola spinta si è avuta con la pandemia, e si sta riaffermando l’idea che la stragrande maggioranza dei sistemi produttivi dipendono dalla natura, e pertanto le economie non possono non tenerne conto per le loro valutazioni.
IL REPORT 2021 DELL’UE
L’imprescindibilità di questo legame tra natura ed economia si evince anche dallo studio pubblicato dalla Commissione Europea “The EU Blue Economy Report”, che fornisce un quadro delle prestazioni dei settori economici dell’UE-27 legati agli oceani e all’ambiente costiero.
Il settore ha impiegato direttamente quasi 4,5 milioni di persone nel 2018 e ha generato circa 650 miliardi di euro di fatturato e 176 miliardi di euro di valore aggiunto lordo.
Dal rapporto emerge che c’è stata “un’accelerazione nella crescita di tutti i settori consolidati dal 2013 al 2018 ad eccezione delle risorse non viventi (estrazione di petrolio, gas e minerali). Il valore aggiunto lordo del turismo costiero è aumentato del 20,6% rispetto al 2009, mentre il trasporto marittimo e le attività portuali sono aumentate rispettivamente del 12% e del 14,5%. Il settore delle risorse biologiche – comprese la pesca e l’acquacoltura – ha generato profitti lordi di 7,3 miliardi di euro nel 2018, con un aumento del 43% rispetto al 2009”.
Un drastico calo è stato causato, però, dalla pandemia: diminuzione stimata dell’attività turistica dal 60 all’80%. Nel 2020, rispetto al 2019, i nuovi ordini nei cantieri navali europei sono diminuiti del 62%, e a giugno 2020, su 75 porti, il 48% ha registrato un calo delle chiamate di navi portacontainer.
Un potenziale enorme per il futuro è rappresentato dai settori emergenti come l’energia oceanica, la biotecnologia marina e la robotica. Stanno mostrano un rapido implemento e, pertanto, si prevede possano avere un ruolo centrale nella transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio, circolare e biodiversità.
«Un’economia blu sostenibile è essenziale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal: promuove la conservazione degli oceani generando ricchezza e posti di lavoro attraverso soluzioni basate sull’uso sostenibile delle risorse marine. Niente verde senza blu», ha affermato Virginijus Sinkevičius, commissario dell’Unione per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca.
Il Commissario ha anche palesato il suo interesse a collaborare con gli Stati membri, per raggiungere gli obiettivi europei di tutela del 30% dell’area marina dell’UE entro il 2030 e di inquinamento zero.
IL MARE: UN’OPPORTUNITÀ PER L’ITALIA
L’Italia, con i suoi 8.670 chilometri di coste e 90 mila di bacini interni, rappresenta il “primo Paese dell’area mediterranea per numero di servizi ambientali forniti dal mare, biodiversità, qualità del paesaggio, depurazione naturale dell’acqua e mantenimento della salute delle coste. È la terza più grande economia blu d’Europa e leader per il tasso di produttività nell’uso delle risorse marittime”.
Da uno studio del Wwf emerge che le attività legate alle risorse del mare generano nel nostro Paese un valore economico annuo stimato di 450 miliardi di dollari.
Un modello di sviluppo economico sostenibile potrebbe essere un’importante opportunità di crescita socio-economica, soprattutto per il Mezzogiorno.
E l’Italia, con le sue coste bagnate da 3 delle 6 aree più prospere, potrebbe dare un contributo decisivo alla Blue Economy.
La sfida è investire in modo lungimirante ed efficiente su un settore che ha tutte le potenzialità per incidere positivamente sull’occupazione giovanile e sull’economia.