venerdì, 22 Novembre, 2024
Attualità

TRA TERRA E MARE: gli abbandonati sulla spiaggia di Zuwara

Corpi abbandonati. Vite dimenticate. L’orrore tenuto lontano perché scompaia. Vergogna Europa” ha scritto l’ong spagnola Open Arms, che presta soccorso ai naufraghi nel Mar Mediterraneo. I corpi sono quelli di due bambini ed una donna, ritrovati sabato scorso con i volti seppelliti nella sabbia, abbandonati per giorni sulla spiaggia libica di Zuwara. E Oscar Camps, tra i fondatori dell’Open Arms, ha pubblicato le foto di questi corpi; ha scritto: “Sono ancora sotto shock per l’orrore della situazione, bambini piccoli e donne che avevano solo sogni e l’ambizione di vivere. Sono da tre giorni abbandonati su una spiaggia a Zuwara in Libia. Non importa a nessuno di loro”. Potrebbero essere tre delle vittime dell’ultimo naufragio che ha causato 50 dispersi. Si parla di un barcone con a bordo novanta persone, tra cui donne e bambini: 33 i superstiti. I tre corpi dimenticati si trovano adesso nel cimitero di Abu Qamash, a ovest della città libica.

 

I FIGLI DEL MARE

Molte sono state le imbarcazioni di migranti naufragate nelle scorse settimane. Molti sono diventati i “figli del mare”, per dirla con Schmitt che poneva, quale domanda cruciale – senza risoluzione se non un’apertura ad entrambe le possibilità – e fondamento della sua opera Terra e mare“Qual è il nostro elemento? Siamo figli della terra o del mare?” Forse una risposta, seppure già insita dentro di noi, ce la fornisce il giurista stesso: quando scrive che “l’uomo è un essere che non si riduce al suo ambiente” perché “egli ha la forza di conquistare la sua esistenza e la sua coscienza” infatti “conosce non solo la nascita, ma anche la possibilità di una rinascita.” Una possibilità che diviene capacità, istinto di sopravvivenza e discernimento che interviene “in talune situazioni di grande difficoltà e di pericolo in cui l’animale e la pianta fatalmente periscono” e invece “l’uomo grazie al suo ingegno può trovare salvezza in una nuova esistenza.”

 

LA SCELTA DELL’UOMO NELL’ELEMENTO DEL MARE

“Egli gode della libertà d’azione del suo potere e della sua potenza storica” continua Schmitt “può scegliere, e in determinati momenti storici può scegliere addirittura un elemento quale forma complessiva della sua esistenza storica, decidendosi e organizzandosi per esso attraverso la sua azione e la sua opera. Inteso opportunamente in questo senso egli ha, come dice il poeta, la libertà di andare dove vuole.” E cioè, nel caso del fenomeno migratorio ed in quello proprio della natura umana descritto così opportunamente da Carl Schmitt: nel mare; dunque scegliere il mare come nuovo salvifico elemento. E riporvi le proprie aspettative di futuro: quale unica via di fuga cui affidarsi, per un’altra terra. Le stesse speranze riposte, tra i tanti, dai due bambini e dalla donna ritrovati sulla battigia: a metà tra la terra e il mare, nella tragedia giornaliera dei migranti che perdono la vita nel «mare nostrum».

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