Quando si dice impiego pubblico, anche se precario, l’idea ha un effetto dirompente. È accaduto in questi giorni per la scuola. Sono esattamente 2.178.949 le domande presentate da quanti si sono candidati per le supplenze del personale scolastico a tempo determinato dei servizi complementari. Si tratta di servizi previsti per la terza fascia Ata – assistenti amministrativi, assistenti tecnici, ausiliari -, personale che si assenta in corso d’anno e che viene sostituito con assunzioni a tempo determinato per supplenze brevi. Un vero boom di richieste. Un effetto domino che il concorso pubblico, per soli titoli, di durata triennale, scatenerà sulle segreterie scolastiche chiamate a graduare milioni di aspiranti a fronte di una modesta offerta di qualche migliaio di posti.
“Il dato aggregato per aree geografiche”, secondo la rilevazione effettuata dalla Uil Scuola, “registra una fortissima prevalenza di aspiranti delle province meridionali (61.29%), rispetto a quelle settentrionali (38.71%) e mette in evidenza un’elevata concentrazione di istanze prodotte da residenti nelle città metropolitane (38.8%)”.
Sale la domanda di lavoro
“Sale vertiginosamente la domanda di lavoro dopo che nel corso di poco più di un anno di pandemia si sono persi oltre 945.000 posti tra pubblico e privato”, sottolinea la Uil nella sua analisi, “risulta drammaticamente confermato l’effetto devastante della crisi economica, acuita dalla pandemia, sul mondo del lavoro contenuto solamente attraverso l’adozione di misure straordinarie: blocco dei licenziamenti, ricorso massiccio alla cassa integrazione e dagli interventi assistenziali reddito di cittadinanza, di emergenza”.
Opportunamente, nel vertice UE del 9 maggio a Porto, osserva la Uil, tra gli obiettivi prefissati dai Paesi membri è emerso quello del raggiungimento del 78% del tasso di occupazione da conseguire entro il 2030. Nel frattempo è stato fortemente potenziato il budget del fondo SACE (misure di sostegno al lavoro) per sostenere una transizione che si preannuncia ancora lunga e complessa.
“Mentre il mondo va avanti”, osserva il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, “il Governo nicchia e pensa ai trasferimenti finanziari che le varie lobby rivendicando: serve, invece una strategia di sviluppo che guardi al lavoro che è l’unico mezzo per aumentare la domanda aggregata che ci farebbe uscire dalla crisi. Al momento la politica non aiuta e pensa al consenso, ai like e alle prossime elezioni”.