martedì, 17 Dicembre, 2024
Politica

Il primato della politica

Se la politica doveva riprendersi il primato delle idee della gestione della vita pubblica e riprendersi la dignità che gli era stata tolta in questi anni dai diversi scandali che si sono susseguiti, quello che sta succedendo, proprio per mano di chi aveva promesso che avrebbe rivoltato e aperto tutto il sistema è piuttosto imbarazzante. Ci viene alla mente, chissà perché, il dottor Di Pietro.

Forse l’onorevole Luigi Di Maio e il simpatico Grillo non hanno capito che hanno il consenso di solo poco più del 30 per cento degli italiani e che quel consenso non basta per dettare e imporre linee e programmi. Con quelle percentuali non si amministra il tutto. Il movimento deve forse imparare a capire che il consenso se lo deve seguitare a costruire e che deve imparare a non arroccarsi al potere, perché il potere è un non luogo, quando pensi di averlo raggiunto vedi che si è spostato più in là, lo rincorri ancora, ma è di nuovo più in là ed in un altro luogo.

E allora perché seguitare a perseverare con una politica che aveva dato quel senso di nausea che molti italiani ancora hanno?

Nessuno può dire a nessuno che ha fatto di tutto per riabilitare la politica italiana. Anche l’onorevole Berlusconi sta perdendo la lucidità di un tempo. Se vuole ricostruire il centrodestra deve capire qual è il livello del suo consenso ed adeguarsi a quello degli altri partiti che vorrebbe entrassero in coalizione.

Il ministro Salvini deve evitare di gridare al voto al voto; deve invece aggiornare, prima, il suo programma di governo e delle cose da fare a brevissimo tempo. I mutamenti dei players della scacchiera politico-economica nazionale e internazionale sono veloci e quello che era valido un anno e mezzo fa ora è superato. Gli uomini, le cose e le circostanze cambiano. L’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento, presto.

Il presidente Zingaretti deve imparare a contare e a capire quanto vale la sua percentuale di consenso.

Ci viene in mente, ora, anche l’onorevole Rotondi, che con il suo metapensiero democristiano, vorrebbe spiegare a tutti che il consenso è una cosa seria, e che si va al Parlamento e si governa con il voto della gente e non con quello dei contratti tra partiti. Talvolta l’ex ministro Gianfranco Rotondi, con la sua democrazia cristiana nella testa, ci sembra voglia dire ai partiti di riportare i parlamentari nelle strade, nei vicoli, nei congressi e nei convegni tematici, nelle sezioni e nei circoli, che rappresentavano l’orecchio del deputato e del senatore sul sentiment della gente. La gente, allora, amava parlare di politica al bar, la mattina presto, e amava confrontarsi con onestà intellettuale. Ora non sentiamo più parlare di politica, sentiamo solo sbraitare di politica, e sentiamo solo offese reciproche, talvolta personali e volgari.

Il conte bis probabilmente non nascerà e se nascerà sarà la vera sconfitta del vaffaday di Grillo. Li perderà tutti, i suoi fans, Grillo, se seguita così. Anche lui non è più lucido come quando lo era all’inizio del suo bel Blog, che non era ancora movimento politico ma movimento di pensiero. Non dovrebbe piegarsi Grillo, pur di fare qualche cosa, alla politica di quel potere che come abbiamo detto, non si raggiungerà mai.

L’onorevole Meloni, contenta del suo successo avuto alle ultime elezioni locali, urla anche lei al voto al voto, ma deve farsi una ragione della sua percentuale, che se portata in una coalizione può contare, altrimenti conta molto poco.

Poi ci sono i piccoli partiti, che anche se con grandi ambizioni restano dove sono e, forse, capiranno che sarebbe meglio allearsi, prima.

L’aspirante presidente Conte dovrà allargare ad uno schieramento ampio di governo che sia di vedute culturali condivisibili e di ricerca politica disposta al cambiamento. Dovrebbe dimostrare, insomma, la pluralità e la modernità del pensiero accademico che rappresenta. Ci sono momenti nella vita dove il calcolo non deve risultare aritmetico ma filosofico, come nella “filosofia del diritto. Diritto naturale e scienza dello stato” che in Hegel ha trovato il suo massimo teorizzatore. Qualche volta la filosofia porta a conclusioni giuridicamente diverse da quelle canoniche, ma sempre sagge e accettabili dagli uomini onesti.

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