Circa il 55% di provvedimenti attuativi che richiedono l’intervento ex post dei ministeri, infatti, non produce ancora effetti. Semplicemente, mancano i decreti e ciò incide, paradossalmente, anche su DL Semplificazioni”. Questo il commento di Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro Pmi, sulla lentezza della macchina statale.
“Le lungaggini nell’attuare provvedimenti e la difficoltà nel tramutarli in servizi alle imprese si riverbera inevitabilmente sulla vita dei cittadini e su quella che è la loro più concreta attività: il lavoro, l’iniziativa economia privata. Fare impresa, e quindi generare lavoro, sono attitudini che devono necessariamente inserirsi in un contesto normativo fluido e veloce, per garantire la rapidità e l’efficienza degli investimenti e per non scongiurare la libera iniziativa”.
Secondo quanto emerge dal recente monitoraggio dei provvedimenti attuativi dell’attuale legislatura, da marzo 2018 e sino all’insediamento del governo Draghi del febbraio 2021, i provvedimenti attuativi a carico delle amministrazioni centrali competenti, previsti da leggi già approvate, erano 598 su un totale di 1135. A questo numero si aggiungono i 50 attuativi previsti dalle leggi approvate sotto il governo Draghi e di cui solo 4 sono stati già adottati. Da qui il 55% circa di provvedimenti attuativi assenti.
“La mancanza di servizi alle imprese e un’impalcatura normativa calcificata – conclude il presidente di Conflavoro Pmi – è un tema di massima rilevanza sociale ed economica che non può giovarsi di una flemma ingiustificata. La nostra associazione auspica e chiede costantemente una velocizzazione delle pubbliche amministrazioni nell’erogare servizi alle imprese al fine di garantire l’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa, consapevole delle potenzialità del sistema produttivo italiano che proprio sulle Pmi si fonda e sviluppa”.