Dora Liguori, scrittrice, musicista e regista. Già presidente del “Consiglio Superiore per l’Alta Formazione Artistica e musicale” attualmente presiede l’Unione degli Artisti e la storica Associazione Musicale G. Carissimi di Roma.
Già titolare della cattedra di canto presso il Conservatorio di S. Cecilia – Roma ha tenuto anche corsi di “Drammaturgia” presso il Politecnico di Vibo-Valentia e di “Storia del Teatro Shakespeariano” a Roma, nonché lezioni di Storia Romana presso l’Università di Bergamo.
In qualità di musicista ha svolto un’intensa attività nei maggiori teatri e sale da concerto italiane ed estere. Collateralmente all’attività teatrale e concertistica si è impegnata in attività di regia, critica e ricerca musicale con particolare attenzione alla “Scuola napoletana” del ’700 e del primo ‘800 con pubblicazioni sulla nascita del Teatro.
Prof.ssa Liguori a Lei si deve molto dell’evoluzione legislativa relativa all’alta formazione musicale italiana. Oggi, ritiene in buona salute la Scuola musicale italiana? Come vede i Conservatori, i Licei Musicali, l’intera filiera scolastica musicale proiettata nel terzo millennio?
No, la scuola musicale italiana non è ancora in buona salute o, per meglio dire, non può competere con l’organizzazione musicale, sia a livello di musica quale cultura che di musica quale professione, con i restanti Paesi più evoluti del mondo. E non certo per le qualità umane ma per la mancanza di fondi e di una organizzazione normativa, degna di questo nome. Infatti, nonostante l’approvazione, nel 1999, con voto unanime, di una riforma dei Conservatori (ed anche delle Accademie), per circa 15 anni, salvo interventi fortemente voluti dal Parlamento, in pratica il processo di riforma è stato pressocché bloccato, con il risultato che dei previsti regolamenti… solo tre hanno visto la luce. Per maggiore chiarezza voglio ricordare che la legge di Riforma 508/99 è una legge delega che prevede, appunto, tutta una serie di regolamenti da attuare e purtroppo, come sopra detto, solo alcuni di essi sono stati emanati.
Ultimamente, con il secondo governo Conte e la creazione del Ministero dell’Università e Ricerca (separato dal MIUR) grazie al ministro Manfredi e all’interessamento di ottimi dirigenti, nonché del segretario generale, Dott.ssa Melina, la situazione ha iniziato a sbloccarsi, producendo ottimi risultati per le Istituzioni AFAM. Un positivo percorso, questo, che per fortuna, con l’avvento del ministro Messa, si è voluto proseguire. In ultimo, un D.d.L. presentato al Senato a firma della senatrice Russo ed altri, propone di mettere finalmente ordine all’interno della cosiddetta “filiera musicale”, ossia la previsione di un percorso dell’apprendimento della musica che, partendo dalle elementari possa ottimamente concludersi nei Conservatori di musica. Un modello che, come sopra detto, con alcune piccole differenze, già vige ovunque in Europa e nel resto del mondo.
La sua vita professionale ma anche “privata” è sempre stata caratterizzata dall’impegno Culturale. Alla Musica Lei ha sempre abbinato la passione per la scrittura e la ricerca storica. E’ autrice di vari romanzi soprattutto legati all’Unità d’Italia vista dal segmento “Meridionale”. A quali di essi è più legata ? La sua ultima opera attualmente in giro per l’Italia?
Come si dice per il primo amore, io resto legata al mio primo romanzo: “Memento Domine”, all’interno del quale tratto della fine del Regno delle due Sicilie e l’ingresso del Meridione in un’unità nazionale che spesso si è rivelata molto amara per il Sud. Passando al mio ultimo libro (già esaurito e attualmente in ristampa) il romanzo storico: “Carulì si m’amave” -Napoli 1799- (Storia di una rivoluzione senza popolo) sin dal titolo si comprende che resto nel filone del Sud. Infatti, ancora una volta cerco di portare a conoscenza di tutti una tragica pagina di storia che ha visto il coraggio e il sacrificio del popolo napoletano (i lazzari) il quale, praticamente disarmato, combatté per le strade di Napoli, per evitare che la città fosse invasa dall’organizzatissimo esercito francese. In quel tragico gennaio del 1799, nei cosiddetti “tre giorni della lazzaria”, perirono circa trentamila lazzari, fra i quali alcune migliaia di bambini. Una sconvolgente ed eroica pagina di storia che, riportata con rispetto nei libri francesi, in Italia, colpevolmente, viene, invece, ancora nascosta o, peggio, mistificata.
Prof.ssa Liguori Lei è autrice anche di “Azioni teatrali” e di due commedie, ce ne parla?
Con piacere perché il teatro resta sempre il mio più grande amore. La prima azione teatrale, scritta negli anni novanta, è “Il Pergolese” una ricostruzione della vita del grande compositore marchigiano e della vita teatrale del tempo; a seguire: “Memento Domine”, elaborazione teatrale tratta dal mio omonimo romanzo; “Rousseau e La serva padrona”, una commistione fra musica e prosa che ripercorre il successo avuto a Parigi, per merito di Rousseau, dell’opera italiana e conseguente nascita della cosiddetta “Querelle des buffons”; in ultimo “La Zeza”, commedia tratta da canovacci del seicento sulla maschera di Pulcinella e sull’inizio della gloriosa stagione europea della “Commedia dell’Arte”. Quest’ultimo lavoro, programmato per il maggio 2020, è stato, come tutti gli spettacoli, causa covid, bloccato. Speriamo che quest’anno per tutto il teatro italiano vada meglio.
Prof.ssa Liguori, la sua vita ha segnato anche tante iniziative per la solidarietà e le battaglie civili e sociali. Si è scagliata contro l’abbandono degli animali e, a testimonianza del suo amore per essi, ha scritto una raccolta di poesie dal titolo “Rime … da cani”. Ce ne parla?
In effetti, tra le mie tante battaglie, ho molto amato quella per i diritti degli animali e, avendo un grande rispetto per la poesia propriamente detta, solo per loro e per fare appunto beneficenza mi sono indotta a scrivere un libricino di poesie. Pertanto, invito tutti, avvicinandosi l’estate e la triste stagione degli abbandoni, di, volendo, chiedere alla SET editrice, il libricino, specificando anche a quale ente, desunte le tasse, desiderano che siano devoluti gli emolumenti.
Prof.ssa Liguori, ci accenna ai suoi futuri impegni? Ci svela qualche primizia?
L’impegno primario permane, con il passaggio al cosiddetto sistema “pubblicistico”, il completamento della Riforma dei Conservatori di musica e delle Accademie. Aggiungo che, al momento, sto seguendo, sempre nell’ottica di una filiera degli studi musicali, l’ottimo, quanto indispensabile, D.d.L. della senatrice Russo ed altri. Inoltre seguo anche il D.d.L. Nencini sul teatro e relativi provvedimenti per i “lavoratori dello spettacolo”. Per quanto invece attiene al mio impegno letterario, tempo permettendo, ho iniziato un romanzo storico sulla vita di Lucrezia Agujari, nata a ferrara e detta “La bastardella”, ossia del soprano che ha posseduto la più grande estensione vocale di tutti i tempi e che, celebrata nella metà del settecento, ha riscosso l’ammirazione di mezza Europa compresa quella dei Mozart, padre e figlio. Il libro è anche un’occasione per ricostruire la vita teatrale del settecento, comprensiva dell’attività del teatro più antico del mondo: il San Carlo di Napoli. E, come vede… risiamo al Sud dell’Italia!