É ancora presto per dirlo. Lo sfoglio dei risultati delle elezioni di giovedì è ancora in corso e solo in chiusura di settimana si potrà avere un quadro definitivo.
Tuttavia, l’impressione è che Boris Johnson questa volta abbia dato una doppia mandata alla porta di casa. Non sono infatti bastati i recenti scandali, tra cui le accuse di una faraonica ristrutturazione del numero 10 di Downing Street, a farlo cadere. Anche se sapientemente piazzati nel cuore di una agenda fitta di sfide sia sul fronte interno che sul quello esterno vedi il G7, a quanto pare non hanno scalfito la sua tenuta e quella del governo.
LE REGIONI DELLA VITTORIA
Ci sono alcuni fattori chiave da considerare nell’analisi di quella che sembra una chiara vittoria. In primis, la brillante gestione del piano vaccinale, che porta il Regno Unito di fatto a riaprire dal prossimo 17 maggio con la previsione di sbarazzarsi delle misure di distanziamento sociale in giugno.
Poi, le rosee previsioni della Banca di Inghilterra che danno l’economia britannica in forte ascesa con previsioni di crescita del 7,5% nel 2021 cosa che fa guardare al futuro con una certa serenità, seppur nella consapevolezza che tanto resta da fare. Infine, c’è da dire che in questo anno e poco più della pandemia niente di significativo si è visto sul fronte dell’opposizione con il leader dei laburisti Keir Starmer, finito da tempo sotto stretta osservazione soprattutto da parte dell’ala più a sinistra del partito.
LE SFIDE FUTURE
Resta però da vedere come saranno gestiti i risultati della tornata elettorale in Scozia dove le voci indipendentiste e pro-Europa crescono di settimana in settimana. Qui la partecipazione al voto ha raggiunto livelli record e la voglia di lasciare di Regno Unito per riunirsi all’Unione Europea è molto forte.
Dalla loro prospettiva, come dargli torto. Di certo la Scozia non è ricca come l’Inghilterra. Peraltro, e più in generale, la Brexit aggiunge volatilità su volatilità. Per esempio, non sono pochi i settori che prevedono un crollo della domanda dall’Unione con cifre che superano l’80%. Insomma, se è vero che il punto finale potrà farsi solo tra qualche giorno, Johnson sembra uscirne rafforzato nonostante alcune pesanti nubi all’orizzonte, la più cupa delle quali si chiama Brexit. Infatti, è ancora tutto da vedere quale sarà l’impatto reale sull’economia. E le schermaglie di questi giorni tra pescherecci inglesi e francesi con tanto di flotte navali in campo lascia più di qualche dubbio su una transizione morbida.